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Era la primavera del 1976 ed ero ancora prigioniera della mia camera piena di libri, a covare quel bruscolo che stava facendosi largo nella mia pancia.
Tono Zancanaro non aveva perso l’abitudine di venirmi a trovare, premuroso come sempre di farmi conoscere i suoi amici più preziosi.
Andrea arrivò con la fama di giovane poeta, anche se poi tanto giovane non era più, ma lo era per Tono ed era questo a contare.
Intabarrato e fasciato da una lunga sciarpa di lana rossa, nonostante il tepore dell’aria, mi sorprese per il suo garbo da gentiluomo d’altri tempi.
Con Tono parlava con un dialetto musicale incantatore, nonostante riuscissi a carpire solo poche parole, con me un italiano poco a dirsi perfetto.
Ne rimasi affascinata, lessi e rilessi le poesie che mi portò, e dopo i primi tentativi di comprenderne il significato, capii che bisognava leggerle e basta, lasciandosi trasportare dalla musicalità dei versi.
Negli anni che seguirono lo invitai più volte a tornare a Certaldo, grazie anche ai suoi cugini Zanzotto che erano venuti ad abitare lì vicino nel Castello di Santa Maria Novella, ma opponeva sempre i suoi problemi di salute.
A volte parlando con lui al telefono cercavo di sdrammatizzare dicendo che la poesia era sempre migliore di qualsiasi medicina per qualsiasi malanno… e ho avuto ragione, perché quando finalmente tornò a Certaldo per festeggiare il suo ottantesimo compleanno, era davvero in forma.
Ci ha regalato una lezione eccezionale sullo scrivere poesia a tutti noi ansiosi e timorosi dei nostri azzardi.
 
“…quando si scrive poesia si è costretti a partire per scrivere qualcosa, ma non si sa mai quello che apparirà. C’è veramente un momento in cui uno perde il contatto, non dico con la progettualità, ma addirittura con la compulsione sotterranea che lo spinge a scrivere senza neanche sapere il perché, sente che deve scrivere entro un largo campo di argomenti, ma poi che cosa nascerà? Non può saperlo perché esiste uno strato in tutti noi che comunica con tutti noi, come un inconscio collettivo che attraversa anche le lingue e i tempi.” (Leggere e scrivere in tutti i sensi, a cura di S. Landi, Morgana, Firenze 2003)