Cina agosto 2005 097

1 Agosto

Si sapeva che Stefania e Gianni, quest’anno, sarebbero partiti per altri lidi. Un viaggio attraverso i mari del Mediterraneo, mettendo alla prova la barca appena rinnovata.
Cristina e Pietro erano intenzionati a riprendere il percorso delle nostre avventure; le mete inizialmente considerate erano state il Centro America e l’Africa. Purtroppo però, a causa di problemi legati alla salute del babbo di Pietro, sono stati costretti a rinunciare. Che fare? Un viaggio in Africa in totale autonomia è possibile, ma meglio se con un piccolo gruppo: non si sa mai con quali imprevisti dover fare i conti. Peccato!
Decido di approfittarne per esaudire un’ antica sollecitazione di Sandra: visitare la Cina, o meglio, una parte di quell’immenso Impero.
Siamo oramai agli inizi di luglio e dunque non mi resta che contattare un’agenzia per un viaggio organizzato. L’Argonauta di Empoli (e soprattutto la sua efficientissima, amica Ombretta) riesce ad organizzare il tutto in pochissimi giorni. Si opta per “Le perle della Cina”, con partenza 1° agosto e con ritrovo a Roma Fiumicino alle ore 18.00 per incontrare l’accompagnatrice, dato che l’Air Cina parte alla volta di Pechino alle ore 20.00.
Si decide di prendercela con calma e alle 17.00 io e Sandra siamo già in aeroporto; io ne approfitto per tentare di intercettare i clienti “Hotelplan” (il nostro Tour Operator) in partenza per la Cina. Poi ci mettiamo in fila assistiti dalla carissima Fabiana, la nostra straordinaria accompagnatrice, appena giunta da Milano. Le operazioni di imbarco scorrono lentamente, cosicché alcuni degli ultimi della fila (noi fra questi) si sentono pronunciare la famosa frase, siete in “over booking”, che significa semplicemente che non c’è più posto per noi. Si vive un momento di forte apprensione, poi ci si riscalda un po’ (ammesso che ve ne sia la necessità). Sandra telefona ai cosiddetti “angeli custodi” del “Tour Operator”, io comincio ad agitare un po’ la situazione, tentando di coinvolgere, come sempre, i comuni compagni di viaggio.
Fabiana dimostra subito la sua professionalità e mentre invita alla calma la coppia Landi-Ciampolini, lavora per risolvere al meglio l’imprevista complicazione, con il meraviglioso risultato che ci viene assegnato il posto (insieme ad altri quattro del gruppo) in “business class”.
Fabiana, sei stata favolosa! Noi ti abbiamo dato mano, ma tu sei riuscita al meglio.
Viaggiare in “business class” è da privilegiati, specialmente per un viaggio di 11-12 ore. Si passa la notte nel migliore dei modi: dormendo, dopo una squisita cena ed un servizio semplicemente impeccabile. Quando si dice che la fortuna può essere anche degli ultimi… se i primi… ecc. ecc.
Con noi viaggiano anche Fabiana, l’unico single Edgardo, di Serravalle Sesia ed una coppia di giovani e simpatici novelli sposi: Amos ed Alessia di Controguerra, in provincia di Teramo.
A mezzanotte, tutti noi 18 privilegiati della “business” stiamo già dormendo, distesi nei nostri comodi divani allungati.

2 Agosto

Puntualissimo, l’aereo atterra a Pechino a mezzogiorno; per noi sarebbero le 6.00 del mattino, date le sei ore di differenza fuso. Purtroppo, le valigie di tre dei nostri compagni di viaggio in “business” non hanno viaggiato con noi, arriveranno dopo due giorni. Sandra ed io siamo fortunati anche in questo.
Ci attende la guida locale: Marina, che io trovo particolarmente professionale, anche se un po’ rigida e soprattutto smaliziata, data la buona conoscenza dell’Italia, sia per averci vissuto un anno, sia per essere adesso dipendente del nostro Ministero dell’Ambiente, che a Pechino ha aperto da anni un attrezzato ufficio per collaborare a studi e ricerche, a proposito delle più varie modificazioni climatiche.
La prima impressione della Cina è quella di trovarci davvero in mezzo ad un “fiume in piena”, dove tutto è grande, in corsa fragorosa, dove l’entusiasmo è alle stelle, verso imprese gigantesche, a prescindere dalla loro portata o significato. Protagonista è una preponderante popolazione giovanissima, animata da una forte voglia di fare, quasi come se intendesse esplodere. I progetti in cantiere sono giganteschi: basti pensare che in un solo anno (in preparazione delle Olimpiadi del 2008 che si terranno a Pechino) hanno in programma, fra le tante, la realizzazione di ben 100 Km. di metropolitana.
L’impressione è confermata con l’arrivo in Hotel, il “Gloria Plaza”, perfettamente organizzato ed efficiente, particolare anche per la sua ottima accoglienza. Qui si incontrano anche Fulvia e Gianni, anch’essi in viaggio di nozze. Sono di Caprona, una frazione di Vico Pisano, che insieme alle simpaticissime Giulia e Chiara, toscane di Pisa, compongono con noi il gruppo toscano. Sono arrivati con un volo diverso, dato che a fine viaggio proseguiranno per una rapida puntata su Hong Kong. Il programma prevede che si parta subito per la visita del “Tian Tan”, il Tempio del Cielo, uno dei capolavori dell’architettura Ming, la dinastia che governò la Cina fra il 1368 ed il 1644, dopo l’impero mongolo e prima dell’era manciù. Fino al 1949 (anno della costituzione della Repubblica Popolare) era impedito l’accesso al pubblico, in quanto di esclusiva pertinenza dell’imperatore. Costruito nel 1420, era frequentato dall’imperatore in occasione di alcune cerimonie; fra queste la più importante era quella del solstizio d’inverno. Il tempio è circondato da un ampio parco di 270 ha, la cui visita ci impegna gran parte del pomeriggio. Si tratta di un primo assaggio, un assaggio molto saporito, foriero di altre appetitose opportunità che gusteremo nei giorni avvenire.
Subito dopo il programma (un programma molto intenso che lascia pochissimi spazi a divagazioni) ci conduce nella Via degli Antiquari, il meglio di quanto possibile riscontrare a Pechino per il settore. Insieme ai nuovi amici si fanno le prime verifiche, cercando soprattutto di capire l’autenticità dei prodotti in commercio.
Nel tardissimo pomeriggio si rientra in Hotel, dove consumiamo un’abbondante cena di stampo occidentale, con servizio self-service. E’ l’occasione per le prime reali conoscenze, soprattutto con Fulvia e Gianni, con i quali sediamo allo stesso tavolo. Poi non resta che approfittare delle nostre ottime camere; per oggi basta così, dato che domani il programma non sarà meno intenso.

3 Agosto

Stamani è cattivo tempo. Piove, anche se in modo leggero. Ci avevano avvertito che sarebbe potuto capitare, ma per fortuna la pioggia ci ha perseguitato soltanto per parte di questa mattina. La prima colazione è servita a buffet, è ricchissima dei più diversi piatti, sia di menù locale che occidentale. Alle 9.00, con le nostre Fabiana e Marina, si parte e sulla via delle Tombe Ming si fa sosta ad una fabbrica di produzione della giada, una tappa prevista obbligatoriamente nel programma, che i cinesi impongono per promuovere i loro prodotti più tipici e tradizionali. I più si intrattengono a curiosare, a cercare spiegazioni sulle lavorazioni ed anche ad acquistare alcuni oggetti; altri colgono l’occasione per un caffè espresso di qualità accettabile, anche se ad un prezzo almeno triplo rispetto all’ordinario.
Uscendo da Pechino, si impattano subito i quartieri periferici, ricostruiti nell’arco degli ultimi venti anni; sono esageratamente fitti e tuttavia non proprio banali e ripetitivi. A metà mattinata, a 50 km a nord di Pechino, si entra in un’amena vallata cinta da colline. Qui sono sepolti 13 imperatori Ming, insieme alle proprie mogli e concubine. Vi si accede attraverso la Via Sacra o degli Spiriti, lunga oltre 7 Km., fiancheggiata da due fila di monumentali statue raffiguranti animali, insieme a militari, magistrati e letterati del tempo. Si visitano le due tombe più significative della necropoli, a sua volta la più imponente di tutta la Cina.
Dopo pranzo (i pranzi sono consumati in ristoranti cinesi) si riprende il cammino verso la Grande Muraglia ed appena nei pressi la clemenza del tempo premia il nostro ostinato ottimismo. Come avremmo potuto godercela sotto la pioggia? E soprattutto: come avremmo potuto scalarne almeno una parte? Si, una parte, dato che la Grande Muraglia si estende per circa 6.000 km. Una dimensione spettacolare, l’unica opera dell’uomo che si dice visibile dalla Luna ad occhio nudo. I primi tratti risalgono niente meno che al 221 a.C., ma quella che si visita oggi risale all’epoca Ming, edificata per difendersi dall’invasione dei Mongoli.
Il tempo è ideale, il clima altrettanto… e così nessuno se la sente di rinunciare a percorrerne almeno un tratto. Io e Sandra si tenta di scalare la cima e sul nostro percorso si dirigono anche Lilli e Pierluigi, una simpatica coppia del gruppo che proviene da Monopoli. Purtroppo però dobbiamo rinunciare a parte del nostro progetto, sia per la grande folla (d’altronde, non siamo sulla grande muraglia!?), sia per la distanza non breve del percorso inizialmente programmato. La sua imponente maestosità è davvero unica; poterci salire sopra e scalarla provoca emozioni difficilmente rendicontabili. Non è provato quanto in realtà l’opera abbia rappresentato una concreta difesa, sicuramente ha rappresentato una via di comunicazione per gli scambi ed il commercio, così come oggi rappresenta una fortunatissima opportunità di promozione turistica, sia internazionale che cinese. A Sandra viene insistentemente chiesto di posare con coppie e bambini cinesi, che immortalano così la loro presenza sulla Grande Muraglia.
Purtroppo il tempo corre e malgrado la voglia di dedicarvi altro tempo, siamo costretti a rientrare, dovendo tener conto anche dell’incredibile traffico che interessa tutte le strade della Cina, urbane ed extra, dovuto alla crescita dell’uso dell’auto e al conseguente abbandono dell’uso della bicicletta, che specialmente a Pechino è pressoché in disuso. Alle 19.00 siamo a Pechino e prima della cena si visita un parco cittadino, anche se Luca e Donatella (una coppia di Torino) avrebbero preferito fare una rapida sosta in hotel. Il menù di stasera è particolarmente tipico: l’anatra laccata, un piatto pechinese noto in tutto il mondo.

4 Agosto

Oggi è la volta della storia, di quella grande, giacché in Cina (ed a Pechino in particolare) tutto è e si fa più grande. La Grande Muraglia è, appunto, grande; Pechino dispone della stazione ferroviaria più grande del mondo … e Piazza Tian’Anmen è la più grande piazza esistente sulla terra. Si visita di buon mattino e serve almeno un’ora per attraversare i suoi 40 ettari (800 x 500 metri). E’ però anche il cuore della città, la sua Piazza simbolo, ovviamente nel bene e nel male. Si capisce e si percepisce senza difficoltà che siamo nella loro piazza, nella piazza dei cinesi, dove le famiglie si incontrano, fanno festa, partecipano agli avvenimenti, organizzano proteste (ricordiamo per tutte quelle del 1989, purtroppo conclusasi in modo drammatico), socializzano con gli estranei, si mettono in fila per ore e ore di fronte al Mausoleo di Mao Tze Dung.
Sulla piazza si trova la porta Wumen, ingresso principale alla Città Proibita attraverso il Palazzo Imperiale; è da qui che si entra, visto che ormai, dalla Rivoluzione del 1949, niente è più proibito. Ma prima di tutto si mirano ed ammirano i numerosi monumenti che costellano la Piazza, dove la presenza del grande Mao si impone senza complimenti. Al centro della Piazza si erge per 36 metri il Monumento agli Eroi del Popolo, alle sue spalle il Mausoleo di Mao, sui lati il Palazzo dell’Assemblea del Popolo ed il Museo della Storia e della Rivoluzione Cinese. La brava guida Marina ci illustra, ci traduce le scritte, tenta commenti, ma sempre con troppa timidezza, senza mai azzardare, specialmente quando cerco di capire meglio come possano essersi svolte le giornate della grande protesta dell’estate 1989. C’è reticenza e dunque trovo corretto non insistere troppo, anche se è facilmente comprensibile quello che dovrà essere stato il grado di compartecipazione popolare se, come si sa, la Piazza ebbe modo di riempirsi più volte.
Anche oggi la Piazza è piena e sui volti dei tanti cinesi si legge il profondo rispetto per il grande mito di Mao. Si sa, la Cina ha sempre amato le cose in grande; sembra che resista tutt’oggi la nostalgia dei tempi delle grandi traversie imperiali. Ma ora tocca alla visita della Città Proibita e non possiamo che raccogliere tutte le nostre forze per un pomeriggio decisamente impegnativo. Ci risiamo: il Palazzo Imperiale (l’accesso alla Città Proibita) è il più grande e completo complesso architettonico cinese. Ma, a parte la grandiosità, è anche davvero “grandeur”. Insomma: imperiale. Il Palazzo è composto da 9.999 stanze … e soltanto perché sulla terra non era consentito superare il numero 9. Vi si accede, come detto, dalla porta Wumen (40 metri di altezza!), sovrastata da un simpatico faccione del Presidente Mao, con ai lati le due famose iscrizioni: “Lunga vita alla Repubblica Popolare Cinese” e “Lunga vita all’unione tra i popoli del mondo”. Entrati nel primo cortile, la nostra guida Marina ci concede un po’ di tempo per penetrare all’interno e visitare con una certa accuratezza, anche se ne sarebbe stata necessaria ben maggiore. E’ qui che Bertolucci ambientò alcuni dei tratti più spettacolari del suo capolavoro “L’Ultimo Imperatore”. Si riprende il cammino per passare ad altri Palazzi, Cortili, Templi, Chiese, Musei e Giardini, naturalmente intrattenendoci di fronte alla maestosità, imponenza e finezza sia delle architetture che delle sculture, raggiungendo la stupefazione di fronte all’imponente Padiglione dell’Armonia Suprema. Si, i nomi sono di questa suggestione: Porta della Pace celeste, Palazzo della Tranquillità terrestre, Palazzo del Nutrimento dello spirito, Porta della Verità pura … e così via discorrendo. Si passa, dunque, alla visita della Sala dell’Armonia Perfetta, dove veniva addestrato il giovane imperatore prima di succedere al trono. Si prosegue e superata la Porta della Tranquillità Terrestre si accede ai giardini imperiali: un vero incanto. Una visita completa e dettagliata della Città Proibita occuperebbe almeno una settimana, ma noi dobbiamo accontentarci di una mattinata, che ormai sta per concludersi e fra poco saremo al tavolo stile cinese, con tutte le pietanze disposte al centro, sull’apposito dispositivo rotante che facilita il compito del self-service.
Il primo pomeriggio si presenta particolarmente caldo umido e dunque è da tutti apprezzata la visita al Palazzo d’Estate, a 20 km. dal centro, all’interno di una lussuriosa campagna verde e rinfrescante dove, appunto, si rilassavano (poverette e poveretti… vittime dello stress!) le famiglie imperiali. L’ambiente costituisce uno scenario armonioso, richiamo di numerosi visitatori. Noi ci prendiamo un’oretta di relax, il gruppo si divide a seconda delle confidenze coltivate e delle curiosità che maggiormente interessano. Sono tante: il lago, i percorsi organizzati e coperti con legno decorato da scene mitologiche, un insieme di piccoli giardini. Noi lo attraversiamo interamente insieme a Sonia e Marco (madre e figlio di Bovisio Masciago) e a Chiara e Giulia, mentre altri cominciano ad accusare le prime avvisaglie di stanchezza, che consigliano di rientrare non troppo tardi. Si sbrigano rapidamente le operazioni valigia (domani mattina sarà partenza all’alba), poi ci si accomoda nel ristorante dell’ hotel per una cena ancora una volta ricca e varia. Noi siamo al tavolo con Fulvia e Gianni e cogliamo così l’occasione per completare le nostre reciproche conoscenze, insieme ad una buona bottiglia di vino rosso italiano.
Prima di passare alle camere, alcuni del gruppo (Fabiana, Edgardo, Diana e Gianluca di Legnano e noi) ci intratteniamo sui divani della hall, cogliendo così l’occasione per socializzare esperienze passate, per raccontarci un po’ chi siamo… non trascurando naturalmente esperienze di viaggi passati; quello che domina la scena è il racconto di Diana e Gianluca a proposito del Canada.

5 Agosto

Stamani si comincia con una vera e propria levataccia: sveglia alle 4.30. La colazione è servita nel cestino-viaggio ed il volo per Xi’an è alle 7.30. In aeroporto ci saluta Marina, la nostra guida tutta d’un pezzo.
Giunti a Xi’an si è presi in custodia da Laura, anch’essa molto ben preparata e competente a soddisfare le nostre curiosità. Siamo in quella che viene comunemente definita l’”Antica Capitale”, proprio a testimoniare la notevole rilevanza storica della città, che capitale fu davvero per oltre 1.000 anni. Da qui iniziava la nota “Via della Seta”, che arrivava fino a Venezia. Fu dunque anche un’ importante città commerciale e nel periodo del suo massimo splendore (fine ‘500-inizio’600) pare sia diventata la città più popolata del mondo, con il suo milione di abitanti. Laura, nel presentarcela, sembra quasi doversi scusare di non poterci guidare attraverso una selva di altissimi grattacieli, pari a quella di Pechino. Noi la pensiamo, ovviamente, in modo diverso e possiamo apprezzare qui un livello di conservazione delle architetture e tradizioni che non si riscontrano facilmente altrove. La prima visita è per le splendide mura a quadrilatero che circondano tutto il centro storico per ben 12 Km. Sono frequentatissime e non soltanto da turisti. Qui si incontra perfino un gruppo di 150 francesi, che sulla “Via della Seta” percorreranno, a piedi, 130 Km in una decina di giorni. Un bel tour che ha coinvolto anche un italiano, con il quale scambiamo alcune impressioni. E’ entusiasta di quel programma a tappe e quando gli chiedo (naturalmente scherzando) se per caso lo pagano, scoppia in una grande risata.
Dopo pranzo si passa alla visita della “Grande Pagoda dell’Oca Selvatica”, una caratteristica struttura molto piacevole, costruita per conservare i testi sacri portati dall’India per introdurre il buddhismo in Cina. E’ immersa anch’essa in un parco articolato in giardini, cortili, sculture, vasche e quant’altro da rendere rilassante le nostre passeggiate. La visita del Museo dello Shaanxi non ci affascina troppo e così si decide, a metà pomeriggio, di ritirarci in Hotel, anche per rinfrancarci un po’ della levataccia.
Queste due ore saranno fra le pochissime libertà che il programma ci riserba. Se ne approfitta per le cartoline, per verificare che a casa stiano tutti bene… e poi ci si prepara per la storica cena dei ravioli, consumata nel famoso ristorante “De Fa Chang”, dove i ravioli sono naturalmente preparati con ingredienti diversi. Bella anche la presentazione: sono infatti di forma corrispondente all’impasto contenuto. Al nostro tavolo si fa buona festa, con qualche riserva da parte di Sandra e di Marco, il giovane figlio quattordicenne di Sonia. Peccato, io li ho trovati eccezionali.
A fine cena il gruppo si raccoglie tutto insieme per festeggiare il compleanno di Alessia e di Edgardo. L’efficientissima Fabiana ha ordinato la torta, le candeline ed un po’ di vino. Insomma, è giusto fare le cose come si conviene. Dopo i saluti, gli abbracci, le foto e i riti del caso, una parte della comitiva decide di passeggiare per la città (dato, peraltro, che siamo nel cuore della città vecchia). Xi’an è una città molto vivace, molti giovani partecipano alle varie iniziative che si incrociano nei viali e nelle piazze. Ci soffermiamo per gustarci questi momenti di socializzazione e per apprezzare i ritmi della loro musica. Avremmo desiderato indugiare ben oltre, ma le nostre forze sono oramai interamente consumate ed è così che si decide, prossima la mezzanotte, di rientrare in hotel.

6 Agosto

La visita di Xi’an sarebbe comunque giustificata, tanto suggestive sono le sue note storiche ed artistiche; tuttavia è altrettanto noto come a Xi’an tutti vi si rechino per visitare lo spettacolare esercito di terracotta. Oggi la sveglia è accettabile e quando siamo in strada si è sorpresi dal corteo dei ginnasti mattutini. Sono i parrucchieri del quartiere che, prima dell’apertura dei negozi, consumano piacevolmente energie per gli allenamenti quotidiani, esercitandosi in acrobatici movimenti delle arti marziali, utili a tonificare i muscoli ed equilibrare lo spirito.
La prima visita è dedicata alla Piccola Pagoda, appena fuori le mura della città. Piccola e molto familiare, meta di cittadini di tutte le età, che anche qui si esibiscono nel loro rituale Taiji, per il rilassamento del corpo e della mente, piacevolmente accompagnati da gruppi di musici che improvvisano un concerto molto distensivo.
Il paesaggio che si attraversa è molto verde, piacevolmente ordinato, ricco di fitti frutteti e vigneti prosperosi.
Intorno a mezzogiorno siamo già in prossimità della “Collina dell’Imperatore”, che sovrasta la tomba che l’imperatore Huangdi, fra il 221 e il 210 a.c., si fece costruire, impegnando (tanto per dare un’idea della dimensione) circa 700.000 operai. Qui, purtroppo, non sono stati ancora avviati scavi di nessun genere. Appena più avanti si accede alla grande area che prepara l’ingresso ad uno dei più importanti e imponenti tesori dell’umanità, scoperto casualmente nel 1974 da un contadino in procinto di scavare un pozzo (l’anziano protagonista è ancora qui, quasi permanentemente in posa per foto ed autografi). Si tratta di un vero e proprio esercito di statue di guerrieri, a grandezza naturale, accompagnati da carri trainati da cavalli, che l’imperatore aveva voluto come avamposto di difesa della propria tomba. Ognuno è diverso dall’altro, almeno nel volto, a dimostrazione di come l’imperatore li avesse voluti rappresentativi di ogni parte dell’impero, dallo stesso riunificato. Oggi ne sono visitabili circa 2.000 sugli 8.000 che il complesso ne contiene. L’opera di scavo e restauro è stata impressionante e nessuno è ancora capace di immaginare l’effetto travolgente che provocherà il recupero completo. La folla dei visitatori è enorme: molti italiani e spagnoli, ma anche tanti cinesi. Sandra, Giulia, Fulvia ed altre accondiscendono alle insistenti richieste di posare per la foto da parte delle giovani famiglie cinesi.
Successivamente si visitano i musei del complesso e nel pomeriggio si rientra in città per visitare il quartiere musulmano, con la sua Vecchia Moschea, una delle più antiche e significative dell’intera Cina. Il gruppo si divide e siccome ci è consentita un’ora di libertà, molti decidono di perdersi nelle viuzze del quartiere che, fra l’altro, custodisce e gestisce un accattivante mercato di antiquariato. E’ qui che acquisto la “ pipa “, tipico strumento musicale tipo chitarra, generalmente in uso da parte dei santoni buddisti.
Per la cena, d’impronta “imperiale“, si è ospiti del Gran Teatro, dove ci accoglie uno spettacolo di musica e danze davvero superbo.

7 Agosto

Durante la notte, attraverso la CNN americana, si è informati di un gigantesco tifone che sta colpendo la città di Shanghai. Alcuni sono particolarmente preoccupati, io ed altri tranquilli, se non altro per il fatto che mai ci farebbero decollare senza la certezza di poter atterrare. Non a caso, infatti, ieri pomeriggio l’aeroporto è stato chiuso per motivi di sicurezza, mentre stamattina è stato riaperto. Tuttavia, per l’eccezionale traffico aereo accumulato, la nostra partenza è ritardata di due ore, con la conseguenza che non rispettiamo l’orario per un pranzo di cucina mongola, annunciato come davvero speciale. Peccato, anche perché si è costretti a ripiegare su un frugalissimo spuntino servito in aereo.
Il volo impiega un paio di ore; scorrono velocemente, comprese le manifestazioni un po’ propagandistiche del Partito Comunista, propaganda e pubblicità che, invece, non si riscontrano nella normale vita quotidiana delle città. Si arriva alle 16.00 e subito si parte per una immediata visita di uno dei quartieri più suggestivi di Shanghai: il Bund, ovvero lo scenografico lungofiume Huangpu, dal quale si domina la vista impressionante sulla nuova città, la vera New York dell’Oriente. La giovane guida Gisella (che ha studiato anche in Italia) ci offre una prima illustrazione della città. Siamo nei pressi della foce del grande “Fiume Azzurro”, nella città che deve il suo sviluppo soprattutto alle colonie straniere che vi si insediarono a metà dell’800: inglesi, francesi, americani e giapponesi. Lo sviluppo e la conseguente crescita della classe operaia fece sì che qui nascesse, nel 1921, il Partito Comunista. Malgrado le enormi trasformazioni, Shanghai ci regala anch’oggi ricche testimonianze di quel passato, di quella intensa e vivace multiculturalità internazionale. Sul Bund si affacciano caratteristici palazzi in stile occidentale, un’urbanistica del primo ‘900 in stile dèco, l’epoca in cui l’allora “Parigi dell’Asia” rappresentava la capitale della nuova borghesia imprenditoriale. Un quartiere che oggi si confronta con quello di recente costruzione che di fronte costituisce la nuova città: Pudong. Giulia e Chiara, insieme ad altri, propongono una visita notturna in battello, anche se ora i più non resistono ad imboccare e confondersi nella stranota arteria dello shopping, la “Nanjing Lu”. Qui le signore fanno acquisti di vario genere, ma soprattutto di abbigliamento in pregiata seta, data anche la convenienza dei prezzi stracciatissimi.
A fine pomeriggio l’appuntamento del gruppo e di nuovo sul Bund, che a quest’ora comincia ad illuminarsi. Ognuno confronta impressioni, acquisti e desideri, poi si parte per l’albergo, dove la cucina occidentale (spaghetti e braciole) è servita a tavolo. Io e Sandra sediamo con Gianni, Fulvia, Alessia ed Amos, con i quali si disserta sui piatti tipici abruzzesi, confrontando soprattutto le reciproche tradizioni contadine.
L’Hotel Baolong è attrezzatissimo di tutto. Insieme a Gianni, Alessia ed Amos si decide di giocare a biliardo; Chiara, Giulia, Gianluca e Diana a ping-pong; altri optano per la sauna od altro ancora, prima di concludere, a mezzanotte, un’altra intensa giornata.

8 Agosto

Alle 9.00 si prende la direzione di Zhouzhuang, un villaggio a due ore di pullman da Shanghai, attraverso un paesaggio ricco di risaie, molto verde e naturalmente ricco di acqua, dove l’agricoltura pare davvero prosperosa ed abbondante. Il villaggio è caratterizzato dall’essere costruito su canali, lungo i quali si distribuiscono tipiche casette di legno. Fu il Presidente Deng Xiaoping che nel 1985 volle che si avviasse un consistente progetto di restauro, tanto efficace da restituircelo così com’è oggi. Niente male, ma troppo affollato da turisti, di numero sproporzionato rispetto alla dimensione potenziale, che dunque turbano l’atmosfera naturale del villaggio. Ovviamente è anche invaso da mercanti di tutto un po’, con questi simpatici cinesi che vorrebbero comunque appiopparci qualcosa. Io con loro trovo il modo di giocare, di divertirli e divertirmi giocando a dama, dialogando in lingue incomprensibili, gesticolando nel tentativo di scambiare impressioni, provocando comunque sempre simpatiche reazioni divertite.
Sulla via del rientro intavolo un dialogo con Gisella, pazzamente innamorata della sua Shanghai, tanto che arriva a definire il nostro Arno un “gingillo” (la definizione gingillo è ovviamente mia), rispetto alla maestosità del loro Fiume Azzurro ed anche il “Ponte Vecchio” è troppo “vecchio” per un popolo che vuole guardare soltanto in avanti. Si parla anche di politica, riuscendo a strapparle molte informazioni, ma pochissimi giudizi. Anche Gisella (come tutte le altre guide) ci racconta della legge che dal 1980 pone limiti alla nascita dei figli. Una coppia può mettere al mondo un solo figlio, a meno che non viva in campagna e abbia per prima una figlia, considerata poco adatta ai lavori dei campi. Oggi sento una voglia particolare di tentare il dialogo con i nostri ospiti cinesi ed è così che dopo pranzo, durante la loro pausa relax, mi intrattengo con un gruppo di cuochi che si divertono pazzamente e nell’impossibilità di comunicare non ci resta che scattare alcune foto ricordo. Peccato, quanto avrei voluto conoscere un po’ di cinese, anche perché qui la mia abituale mescolanza di modi di dire è davvero inefficace.
Il pomeriggio è riservato a visite. La prima è per il Tempio del Buddha di Giada, una statua pregiatissima, proveniente dalla Birmania a fine ‘800. Poi ci si intrattiene sulla Piazza del Popolo, recentemente arricchita dallo splendido nuovo teatro a forma astronave, progettato dall’arch. francese Jean-Marie Charpentier. Insieme a Fabiana, Diana, Gianluca, Chiara e Giulia tentiamo, invano, di visitarlo; purtroppo è chiuso perché siamo fuori stagione. Poi si svolge una riunione organizzativa: io ed altri proponiamo un no-stop fino a notte, soddisfacendo così anche la proposta di taluni (e particolarmente di Chiara e Giulia) per una visita notturna in battello. Passa e alle 19.00 siamo a goderci il più fantastico spettacolo acrobatico che si sia mai visto, uno spettacolo che ci lascia quasi ininterrottamente col fiato sospeso, mentre per loro si tratta di un semplice esercizio da giocolieri.
La visita in battello lungo il Bund impiega un’ora e ci consente, avvolti fantasticamente dalle luci della città, di goderci uno spettacolo unico, specialmente nel costeggiare la nuova città: Pudong. Altissime torri, grattacieli che svettano con le loro architetture avveniristiche, centri servizi, sale esposizioni; è il nuovo quartiere (5 milioni di abitanti) cresciuto negli ultimi 15 anni per raccogliere la sfida della competitività globalizzata. La visita di Pudong, centro anche dei supercomputer, dei laboratori di ricerca informatici e biogenetici,ecc.,ecc., è obbligatoria, anche se ormai è notte fonda. Purtroppo sarà rapida e tuttavia suggestiva. Io, come al solito, cerco di “bischereggiare” con la nostra Gisella, ovviamente gasata della sua città. Arrivo addirittura a prevedere una prossima crisi per quegli impianti così avveniristici, peraltro senza immaginare alcuna prospettiva di rimedio, almeno che con la loro fantasia non pensino sia possibile insediarvi attività di “agriturismo”, analogamente a quanto è stato possibile per le nostre storiche fattorie. Infine: come meglio avremmo potuto concludere quest’intensa giornata se non con la visita del vecchio quartiere dell’ex- concessione francese? Un quartiere vivacissimo, animato anche a notte fonda, con tanti giovani per le strade, proprio come nei quartieri parigini.
Ormai si è fatta mezzanotte e si rientra per la cena, cena che molti però, distrutti, disertano.

9 Agosto

Il primo appuntamento, stamani, è per la visita del Museo di Shanghai, posto al centro della Piazza del Popolo. Inaugurato appena qualche anno fa è uno dei capolavori dell’intera Cina. Organizzatissimo, funzionale in ogni suo aspetto, gradevole per l’atmosfera che vi si respira, allestito in modo impeccabile. E’ costituito da quattro piani e svariate sale: dei bronzi, delle sculture, delle ceramiche e porcellane, delle pitture e sigilli, delle tradizioni popolari. Sarebbe necessaria un’intera giornata ed invece dobbiamo accontentarci di appena tre ore, giustappunto sufficienti per un apprezzamento d’insieme. L’ultima parte della mattinata è dedicata allo shopping, anche perché alcuni di noi desiderano visitare il mercato dell’antiquariato. Pierluigi, Lilli, Donatella e Luca preferiscono invece visitare il quartiere commerciale moderno. Il ritrovo è fissato per le 13,30 e dunque c’è il tempo non soltanto per visitare, ma anche per trattare e fare acquisti a prezzi più che vantaggiosi. Ma bisogna trattare e con l’insistenza si riesce a ribassare anche del 70% la richiesta iniziale. Sono nel mio centro, anche se Gianluca non è da meno, divertito come me nell’azzardare e nel convincere.
Resta il tempo per un pranzo consumato in appena mezz’ora, poi c’è la visita della vecchia città, una piccola porzione di Shanghai caratterizzata ancora da antichi vicoli tortuosi, case basse ed affollate. E’ all’interno che si trova il Giardino del Mandarino Yu, risalente al XVI secolo. Passa per uno dei più caratteristici di tutta la Cina, composto da vari padiglioni che visitiamo seguendo una successione dettata da precise definizioni poetiche: padiglione della Magnificenza, stanza per osservare la Luna, padiglione dello Sguardo silenzioso, sala della Tenerezza.
A fine pomeriggio si parte, in treno, per Nanchino, la “Capitale del Sud”. Il treno è un mezzo di trasporto efficientissimo. Comodo e ordinato, fornito di servizi di informazione eccellenti. A Shanghai stanno lavorando al raddoppio della stazione, anche se già l’attuale sbriga servizi per migliaia e migliaia di persone al giorno. La sala d’attesa è affollatissima e tuttavia tutto scorre senza alcun intralcio. La durata del viaggio è di tre ore ed anche questa sarà una preziosa occasione per socializzare fra noi, confrontare impressioni, raccontarci esperienze passate. Con Gianluca si coglie l’occasione per discorrere della sua puntuale familiarità con Firenze, avendovi vissuto per un anno, durante il servizio militare.
Si arriva puntuali alle 21.00 (Luca è solito ripetere che con il loro rispetto dell’orario del treno si potrebbe rimettere l’orologio), in una città dalla temperatura insopportabile per il suo tasso di umidità. Una città vivacissima, dove ancora impressiona l’enorme quantità di biciclette in circolazione, contrariamente ad altre città. Qui si nota più che altrove il fermento della città, praticamente invasa da una moltitudine di cantieri permanentemente attivi, giorno e notte. Si pernotta al “Central Hotel”, dopo un’abbondante cena che ci servono comodamente, malgrado il nostro tardo arrivo.

10 Agosto

Sapevo che Nanchino è gemellata da molto tempo con Firenze e dunque la immaginavo particolarmente affascinante sul piano storico – artistico. Confesso, invece, di essere rimasto un po’ deluso, rispetto a quanto sono in grado di offrire altre città.
E’ eletta Capitale della nuova Repubblica cinese nel 1911, ovvero dopo la caduta dell’ultima dinastia imperiale e primo Presidente è Sun Yatsen; le sue spoglie riposano dal 1929 proprio a Nanchino, dov’ è stato edificato un grandioso Mausoleo.
Il programma del mattino prevede la visita del centro della città contornato da splendide, antiche mura dell’epoca Ming. Si attraversa la porta Yijiang, una della quattro più celebri della città; poi si passa alla visita del Mausoleo Mingxiao, dov’è la tomba del 1° Imperatore Tai Zu e della moglie.
Stamani accuso una particolare stanchezza e pertanto decido (contrariamente a tutti gli altri) di rinunciare all’attraversamento della Via Sacra degli animali. La visita del Mausoleo di Sun Yatsen, invece, mi intriga particolarmente, anche perché posto sulla sommità di una collina alla quale si accede scalando ben 392 scalini. Un’impresa che mette alla prova tutti noi, specialmente per il torrido caldo afoso. Io provo a scoprirmi il più possibile e togliendomi maglie e camice riesco addirittura a contaminare alcuni cinesi. A mezzogiorno siamo in vetta, da dove si domina la città ed un panorama spettacolare, dominato da colline verdissime e soprattutto ci si gode un clima fresco e ventilato. Insieme ad Amos e Alessia, Diana e Gianluca, Fabiana e non ricordo chi altro ci mettiamo in riposo su alcuni sedili adombrati, mentre Luca e Donatella, Lilli e Pierluigi si intrattengono con alcuni italiani di un altro gruppo.
La mattinata si conclude con la visita della Pagoda Linggu, una tipica costruzione ottagonale, di nove piani e sessanta metri di altezza.
Il gruppo comincia a reclamare la necessità di qualche scampolo di tempo per un po’ di relax e tuttavia nessuno è disponibile a rinunciare ad una visita del Museo di Nanchino, interessante soprattutto per la copiosa raccolta di reperti archeologici, nonché della documentazione sulla scrittura cinese, antica e moderna.
Il pomeriggio si conclude con la visita ad uno degli orgogli cinesi: il ponte sullo Yangtze, che ha consentito il primo vero collegamento tra il nord ed il sud del Paese. Siamo in presenza, ancora una volta, di un’opera gigantesca: è lungo quasi 7 Km. Anche la sua storia è da raccontare. Subito dopo il 1949 (anno della Repubblica Popolare) il Governo cinese chiese alla Russia collaborazione tecnologica per realizzare questo suo sogno, ma a causa del successivo raffreddamento dei rapporti fra i due Paesi, la Russia ritirò (siamo negli anni ’60) i suoi tecnici, che nel frattempo avevamo progettato l’opera. Tanto fu l’orgoglio cinese che in poco tempo riuscirono a sopperirvi da soli e ad inaugurare, nel 1968, l’atteso ponte.
Dopo cena si decide di uscire per una visita dei negozi. Siamo in gruppo con Gianni, Fulvia, Chiara, Giulia, Gianluca, Diana, Marco e Sonia, Amos ed Alessia e Fabiana. Tutto aperto, tanti bei prodotti, molti italiani, a prezzi accessibili soltanto per quel 10% di cinesi che se lo possono permettere.
Le nostre signore acquistano in un negozio cinese svariati capi di abbigliamento… e a prezzi molto convenienti.
Poi si ripercorre un lungo viale alberato per tornare in hotel, fa ancora molto caldo ed i cantieri edili sono super attivi, come se fossimo in pieno giorno. La Cina è così, non si ferma mai.

11 Agosto

Si lascia stamani Nanchino, città fatta di tanta storia antica, ma anche di altrettanta contemporanea industriosità. Si usa ancora il treno, partendo da una stazione dove già di buon mattino si accatastano migliaia di pendolari. Ancora una volta il servizio è ottimo, malgrado i disagi dovuti ai lavori radicali che triplicheranno la stazione nel raggio di qualche mese. Per fortuna non abbiamo da preoccuparci dei bagagli, giacchè un apposito servizio garantisce il loro trasferimento da hotel a hotel e dunque il viaggio serve anche per permetterci una tregua di riposo.
Siamo diretti a Suzhou, dove dopo tre ore ci accoglie la migliore guida incontrata: la simpaticissima Regina.
Suzhou, la “… città più graziosa, la meglio curata, la più vivace che mi sia capitato di vedere in Cina…” ebbe a dichiarare il sinologo belga Simon Leys, nei suoi Saggi sulla Cina. Non so se sarà davvero così (non dispongo di tutti gli elementi di conoscenza necessari); indubbiamente è una città particolare, attraversata da una miriade di canali, collegati da altrettanti ponti, che tengono insieme una città che pare galleggiare veramente sull’acqua. E’ davvero paragonabile alla nostra Venezia? E’ anche detta la “Città dei giardini”, dei quali è come invasa. Il primo che si visita è quello detto dell’ ”Umile Amministratore” o della “Politica dei Semplici”. Un paradiso, costruito in epoca Ming (agli inizi del 1500), come rifugio (privilegiato) per chi decise di dire basta alla vita politica. Naturalmente, non si deve essere trattato di un poveraccio e neppure di uno che con la politica non ci sapesse fare. Il paesaggio è squisitamente poetico, misto di cortili e piccoli laghi, canali e minuscoli boschi di loti e pini. Uno degli angoli più affascinanti è quello dove si concentrano i più svariati tipi di bonsai. Le nostre signore tentano di capirne di più e così Lilli, Sandra, Donatella… inondano di domande la fida Regina, mentre Luca, Pierluigi ed altri non si stancano di moltiplicare la già copiosa documentazione fotografica.
A metà pomeriggio si accede al “Giardino del Maestro delle Reti”, insieme il più piccolo ed il più bello (almeno si dice) di Suzhou. Difficile, tuttavia, confrontare esempi di “paradiso terrestre”. Anch’esso perfettamente armonioso, elegante, raccolto intorno al laghetto centrale, in mezzo a verande, chioschi e corridoi. La vegetazione è curatissima, assenti i fiori, domina il pruno, il melograno, la magnolia, il bambù… e addirittura un cipresso di 900 anni (l’età del giardino). Gli scorci che il percorso ci offre sono paragonabili alla migliore arte di cui la natura e l’ingegno umano possono essere, insieme, capaci di riservarci.
Gli effetti di originalità di questo capolavoro sarebbero capaci di trattenerci all’infinito, ma oramai si è fatto sera e dobbiamo prendere posto all’Astor Hotel, dove nel ristorante panoramico, al 33° piano, ci abbandoniamo ad una cena a base di pesce, fra le migliori provate.
Giunti quasi alla fine del viaggio, c’è voglia di stare insieme per conversare del più e del meno, per capirci meglio, per dirci “…non perdiamoci di vista…” una volta rientrati nelle nostre città. Un nutrito gruppo (Diana, Gianluca, Amos, Alessia, Edgardo, Fabiana, Sandra, io ed altri) si raccoglie sulle poltrone dello spazio bar, proprio per cianciare, per bere qualcosa e per fare mezzanotte. Lo sport e la politica sono gli argomenti più trattati, insieme alle più comuni e personali divagazioni sulle abitudini di ciascuno di noi.
Edgardo, colto dal sonno, ci abbandona per primo e con l’occasione anticipa tutti anche nel liquidare il conto di tutte le nostre consumazioni. Grazie, Edgardo!

12 Agosto

A forza di colazioni, pranzi e cene, quest’anno mi sono strariempito. Stamani salto perciò la colazione e con svelta leggerezza partecipo alla scalata della “Collina della Tigre”, la nostra prima tappa quotidiana. La Collina è sovrastata da un’ elegante Pagoda in mattoni, inclinata a causa della superficie irregolare del terreno, tanto da guadagnarsi l’appellativo nobile di “Pagoda pendente”. E’ interessante sopratutto per la sua singolarità, ma non tanto quanto l’attesa di passare un paio di ore in battello fra i canali della città. Da qui si penetra letteralmente nel ventre più autentico di Souzhou, sotto attraversando il fitto succedersi di piccoli ponti e scorgendo dalle feritoie degli angoli scampoli di quieti giardini raffinati. Si passa tempo piacevole, si scattano foto e si tentano confronti, soprattutto con la nostra Venezia.
Dopo pranzo è in programma la visita alla fabbrica della seta: Souzhou è una delle principali capitali, già dal XVI° secolo. C’è molta attesa, specialmente da parte delle nostre care compagne.
La prima parte della visita è dedicata ad analitiche spiegazioni sui passaggi del processo produttivo, quindi è la volta degli acquisti. Io e Sandra privilegiamo il piumino per la nostra Silvia, Sonia si concentra sulla giacca, Luca trova interessanti le cravatte, Amos ed Alessia comprano di tutto, Diana e Gianluca operano scelte molto selezionate…e così via proseguendo.
A metà pomeriggio, guidati magistralmente dall’impeccabile Regina, si sale sul treno per Hangzhou. Le tre ore di comodo viaggio sono ancora una volta l’occasione per scambiarci opinioni sul viaggio, ma anche per raccontarci di noi. Con Luca mi dilungo sulla sua esperienza alla Assicurazione Fondiaria, sui suoi rapporti con Firenze, su come Torino (la sua città) continua ad essere devota al grande Giovanni Agnelli.
Viaggia con noi un gruppo organizzato dal Tour Operator “Elefante”, accompagnato da una signora di Firenze. Un signore ci racconta di aver visitato la Cina 10 anni prima e di trovarla oggi completamente trasformata, anzi, irriconoscibile.
L’arrivo a Hangzhou è alle 19.00 e non resta che farci condurre in hotel.

13 Agosto

Il famoso poeta Chaoying, vissuto nel 1300, diceva: ”…Nel cielo c’è il Paradiso e in terra ci sono Suzhou e Hangzhou…” Non so come sia fatto il Paradiso, ma la bellezza di questa città è superba, soprattutto per la sua ambientazione naturale, i suoi giardini, le sue colline, le sue rupi. E’ anche una città un po’ fuori da quel circuito forsennato che caratterizza la corsa della Cina, più piegata al rispetto di costumi semplici ed autentici.
La nostra prima visita è riservata al lago, che attraversiamo con un battello. Qui si incontra un gruppo tutto fiorentino, organizzato dal Dopolavoro ferroviario. Con loro si divaga del più e del meno, ma soprattutto si confrontano esperienze di viaggio. Si visita il “Padiglione d’Autunno sul Lago Placido”, mentre quello per “Osservare l’Alba” è soltanto fotografato da una certa distanza.
A metà mattinata si parte per la visita della fabbrica del thè verde, che si produce proprio in queste campagne. Una visita interessante per le spiegazioni e dimostrazioni che ci vengono offerte, anche se finalizzate a promuovere acquisti. Ne approfittano quasi tutti ed in particolare Alessia ed Amos, Diana e Gianluca, Chiara e Giulia, quest’ultime pensando ai loro genitori.
Il pomeriggio si passa a ricongiungerci con la storia. Prima si visita il Mausoleo di Yue Fei, un valoroso generale dell’armata Song del 1100, fatto giustiziare e poi riabilitato dall’Imperatore. Il viale imperiale che si percorre è fitto di turisti, tanto che il nostro gruppo si disperde fra ponticelli, rupi e collinette. Diana e Gianluca azzardano anche la scalata della collina dietro il Mausoleo, alcuni di noi ci rinunciano per stanchezza. Il tardo pomeriggio è riservato alla storica “Farmacia Huqingyu Tang”, dove si acquistano prodotti che ci consigliano come miracolosi, soprattutto contro i dolori reumatici. Naturalmente ne approfitto, pur senza troppa convinzione. La Farmacia si trova nel cuore della città vecchia, lungo una via pedonale costeggiata da tipici negozi locali. E’ l’ultimo giorno e dunque ne approfittiamo per completare l’elenco degli acquisti, anche se ormai i bagagli sono pieni, tanto che alcuni (come Lilli e Pierluigi) sono costretti a dotarsi di una nuova valigia.
Per l’”ultima” cena ci siamo fatti riservare alcuni tavoli nel ristorante dell’ hotel, mentre la brillante Fabiana ha pensato alla torta e allo spumante, per concludere davvero in bellezza. Le foto di gruppo abbondano, soprattutto da parte dei più esperti: Luca, Gianluca, Pierluigi, ed altri. Poi ci sono le promesse di rivederci quanto prima, mentre a me è affidato il compito di raccogliere gli indirizzi ed il numero dei telefono da passare a tutto il gruppo. La voglia di stare insieme ancora un po’ prevale su tutto il resto e così passeggiamo svagati nella hall, dove si scattano altre foto di gruppo.

14 Agosto

Tutto è a posto, le valigie sono riempite, le intese fra le varie componenti del gruppo sono definite, la consapevolezza di un viaggio lungo 15 ore è intatta. Si parte, ormai siamo a chiudere. Sulla via da Hangzhou verso l’aeroporto di Shanghai ci accompagna la vista di un paesaggio molto rilassato e rilassante, dove una prospera agricoltura (risaie e coltivazioni di thè verde) fa la parte da leone. In pullman sono seduto accanto a Gianni, che mi offre spiegazioni a proposito del treno, che a un certo punto sfreccia ad una velocità impressionante. In Cina è così, tutto corre velocemente, senza spesso sapere verso dove. In aeroporto si salutano Fulvia e Gianni, che proseguono verso Hong Kong. A presto, ragazzi, e buon viaggio!
Le operazioni di imbarco scorrono lentamente, data ancora una volta le ressa dei tanti viaggiatori. E quando arrivo alle carte di imbarco, mi accorgo che hanno destinazione Milano e non Roma. Errore, forse dovuto alla richiesta di Lilli e Pierluigi, Chiara e Giulia, di cambiare la loro destinazione, appunto da Roma a Milano. Niente di male, si corregge e nell’occasione raccomando che i posti, mio e di Sandra, siano accanto, dato che ad altri (si sentono le lamentele) sono toccati posti lontani fra le singole coppie. Risultato: io nella fila 19 e Sandra nella 36. Siamo ormai alle ultime assegnazioni e le disponibilità residue sono così strampalate. Ma io, che colpa ho del fatto che mi hanno ridotto alla fine esclusivamente per loro disguidi? Ancora una volta Fabiana è eccellente e riesce… udite, udite… a farci assegnare, anche per il ritorno, il posto in “business class”. Incredibile, ma assolutamente vero… e ciò che a me e Sandra ha fatto ancor più piacere è che la stessa sorte fortunata sia toccata anche a Chiara e Giulia, che come avete sicuramente capito sono state (sia per la giovanissima età, sia per gli interessi comuni) come le nostre “marmocchie” di riguardo. Posso immaginare che qualcuno del gruppo abbia provato un po’ di invidia, così come posso assicurarvi che tutto è successo nel modo più casuale possibile. Anche se si è trattato di una casualità davvero gradita, tenendo conto delle 15 ore di viaggio.
Si fa scalo a Milano, dove scendono tutti tranne io e Sandra, Alessia ed Amos. Qui ci si saluta ancora una volta e questa volta con un’ apprensione ancora più forte di sempre. E’ stato un ottimo viaggio ed una splendida compagnia, una compagnia di sconosciuti che in molti casi sono diventati amici. La compagnia aveva rappresentato la mia preoccupazione più grande… ed invece tutto ha filato per il meglio. Capite, no? Io ero abituato a viaggi organizzati in proprio e solidi per il fatto di poter contare su un gruppo consolidatissimo. Si è trattato di un’esperienza preziosa ed utilissima, da mettere nel conto, dato che in avvenire… non si sa mai.
Arrivati a Roma salutiamo Alessia ed Amos, che partono per la loro Controguerra (in Abruzzo) e, a mezzanotte, si sale su un treno per Grosseto, dove sono a recuperarci Silvia e Diego ….che alle tre del mattino di ferragosto ci riportano di nuovo a Certaldo.
A Certaldo, il tempo per metter giù questo testo, rivisto e corretto da Sandra, impostato da Silvia… e poi di nuovo con la testa impegnata ad immaginare nuovi orizzonti, quelli prossimi a capodanno, magari da condividere con amici antichi o inventati, miscelando consuetudini sperimentate con improvvisazioni estemporanee.