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Musica e/è poesia

La prima connessione fra musica e poesiache mi viene in mente è l’ascolto.
Ascolto è prima di tutto una situazione di accoglienza, prestare orecchio e porgere tutto il sé in direzione dell’altro, sino a pender dal labbro a bere le parole…
Ascoltare gli altri è sempre più importante, ma anche i silenzi e la musica della natura: della pioggia, del vento, dell’acqua…
Forse è così che è nata la musica. Un cercare di imprigionare per poi emettere i suoni della natura.
E’ così che è accaduto quando qualcuno a cominciato a soffiare una canna o a pizzicare una corda?
La musica non ha concetti né alcuna relazione necessaria con il mondo reale, ma sulla quasi totalità di noi esercita un enorme potere.
La musicofiliaè un dato di fatto della natura umana?
Certo è che può essere sviluppata da particolari talenti o dalle atmosfere culturali che questi assorbono e vivono.
Darwin ipotizzava che i suoni e i ritmi fossero usati dai nostri progenitori semiumani durante la stagione del corteggiamento, quando gli animali di ogni sorta sono eccitati non solo dall’amore, ma da intense passioni come la gelosia o la rivalità.
Spencer era di avviso opposto: riteneva che la musica fosse scaturita dal linguaggio reso vibrante dall’emozione.
Rousseau, pensava che fossero sorte insieme sotto forma di linguaggio cantilenante, per poi divergere in seguito.
Per William Jemes la musica era un prodotto accidentale dovuto al fatto di avere l’organo dell’udito.
Insomma noi esseri umani, proprio come specie, siamo creature musicali non meno che linguistiche.
Siamo tutti in grado di percepire l’altezza delle note, il timbro, l’ampiezza degli intervalli, l’armonia e il ritmo.
Ma non sono tutte parole che possono essere usate anche per la poesia?
Schopenhauer scrisse “la musica non esprime se non la quintessenza della vita e dei suoi avvenimenti, mai questi stessi”.
Ma l’ascolto della musica non è solo un’esperienza uditiva ed emozionale, è anche motoria.
Nietzesche scrisse: quando ascoltiamo la musica, ascoltiamo con tutti i muscoli.
La memoria musicale poi ha una straordinaria tenacia: il sistema uditivo e il sistema emozionale presentano verso la musica una spiccata sensibilità.
William James parlava della nostra suscettibilità alla musica. Infatti la musica può calmare, animare, dare conforto, emozionare…
La musica è l’arte che più si accorda al sentimento umano, strettamente legata al trasporto emotivo al coinvolgimento profondo dell’intera persona.
Proprio come la poesia.
“La musica è il materiale puro della poesiaattraverso cui si può arrivare all’anima dell’uomo diventando risonanza interiore. La risonanza provoca una vibrazione del cuore, come se questo fosse colpito da un puro suono: ecco la corrispondenza più profonda tra parole e suono e quindi tra poesia e musica”. Richard Wagner
Se la musica è l’arte dei suoni, allora che cos’è l’arte?
È un insieme di tanti fonemi diversi che prende forma in molte zone e in livelli differenti della coscienza e della realtà… ma c’è anche una zona d’irrealtà con cui l’artista deve fare i conti, per decidere poi dove andare a pescare per la sua creazione.
Comunque è un atto creativo.
Il compositore, il pittore e il poeta diventano artisti quando si liberano degli accessori artigianali della professione. In modo molto semplicistico quando creano qualcosa che prima non c’era.
Ed è quello che cercheremo di studiare in questi giorni di Griseldascrittura.
In particolare dove si colloca il confine fra musica e non-musica fra poesia e non-poesia, arte-non arte?
Domanda troppo difficile che però dovrebbe stimolare sempre la ricerca culturale di qualsiasi artista.
Compito del poeta è quello di evitare di ridurre la parola a guscio vuoto e convenzionale, o a puro faltus vocis, ma riportare la parola alla sua forza originaria, cogliendo la potenza creativa in essa contenuta e la capacità che ogni nominazione ha di condensare strati differenti di significato per generare il valore magico della parola.
Gira da tempo il seguente aneddoto: durante uno dei tanti incontri col pubblico avuti da Edoardo Sanguineti, un’amica riferisce a un’altra che Sanguineti era stato meraviglioso, bravissimo, affascinante, interessante e anche divertente. Alla domanda che cosa avesse detto, viene risposto “ah, non lo so!”.
Aveva ascoltato solo le melodie e non le loro funzioni profonde.
Anche la musica è pur fatta di immagini e di associazioni, però sia per la musica che per la poesia il problema non è solo quello di combinare immagini e associazioni, ma di “abitarle creativamente”.
Luciano Berio parla di “vuoto attivo:  un vuoto, una specie di spazio femminile dello spirito che è là per essere riempito, appunto, dalla nostra crescita conoscitiva. Mi sembra talvolta che ascoltare un concerto sia come essere penetrati e invasi dalla musica e ho la sensazione di un vuoto finalmente colmato”.
Forse i pittori dovrebbero leggere Ascolto di Roland Barthes e i musicisti Teoria della figurazione di Paul Klee.
Il rapporto fra parola e musica nel teatro musicale e nel melodramma, si muove in una continua oscillazione fra “poesia ancella della musica” e viceversa.
È l’elemento verbale a dare maggiore spessore semantico alla poesia o è la musica a dare un’ulteriore possibilità di aumentare le capacità semantiche del linguaggio?
Le domande potrebbero continuare all’infinito e non sta certo a noi dare risposte: i grandi temi che Griseldascrittura pone vengono analizzati da intellettuali di varia provenienza per suscitare approfondimenti, per far nascere altre domande e altri dubbi, per far conoscere esperienze diverse a chi non si accontenta della superficialità e delle leggi del mercato che cercherebbero di governare qualsiasi tipo di arte.
L’artista ospite di questa edizione dedicata alla musica è Albert Mayr, unmusicista che ha creato un suo percorso artistico originalissimo, strutturato con interazioni linguistiche.
Sul piano di una ricerca musicale alternativa, trasposta in termini di ecologia acustica e di estetica del tempo, procede per una riappropriazione e risignificazione dello spazio vitale.
Sintesi tra la musica sperimentale e diverse tendenze delle neoavanguardie dagli anni ’60, la Conceptual e la Processual Art è un’arte analitica e psicologica, sociologica, antropologica da spostarsi più sul versante dell’utopia che della memoria.
Da Leonardo a Beuys e Cage l’arte è scienza e filosofia, ed è fluxus vitale.
Il silenzio semantico con le sue energie è una selva di voci.
Quella di Mayr, per esempio, è anche un’arte politica e di impegno civile.
Tra musica e arti visive, studia il paesaggio sonoro e la gestione del tempo quotidiano.
Il musicista non solo compone, esegue o dirige. Diviene il maestro che insegna ad ascoltare, sentire, osservare, intuire per disegnare lo spazio e il tempo vitale.
La musica si pone fuori dallo spazio circoscritto della sala da concerto e si pone in un contesto antropologico.
Tra musica e arti visive, Mayr studia il paesaggio sonoro e la gestione del tempo quotidiano.
Realizza azioni e installazioni connettendo suoni e ritmi ambientali: il suono diventa ritmo, il tempo diventa musica; gesto, suono e visione diventano segni.
Il musicista non solo compone, esegue o dirige, ma diviene anche il maestro che insegna ad ascoltare, sentire, osservare, intuire per disegnare lo spazio e il tempo vitale.
Leonardo studiava il primato e la coincidenza di pittura e musica per la figurazione dell’invisibile.
In Klee, un occhio vede, l’altro sente, perché nell’arte non è tanto essenziale il vedere, quanto il rendere visibile e percettibile l’impercettibile.
Il tempo musicale di Mayr è tempo di vita. L’arte circonda e attraversa, delimita e apre, descrive e scorre, percorre e precorre, scandisce e scansiona…
È una ricerca progettata per ampliare la fruizione di massa, per far prendere coscienza dell’inquinamento acustico, e contrapporsi alla perdita del tempo armonico che dovrebbe avere la vita.
E teatro, la sala concerto del suo lavoro sarà il centro storico di Certaldo Alta.