Arte che tende a dominare la natura, azione volta ad andare oltre i confini della realtà. La magia si respira, non si vede e non si tocca. Si intuisce, si intravede e si deduce. Se ne vedono gli effetti. Quando, dove, come e quanto? Sono domande che non hanno risposta.
Si colloca in una

  • indeterminatezza del luogo e dello spazio: c’era una volta…
  • indeterminatezza della quantità: e vissero per sempre felici e contenti…

Come per magia.. è qualcosa che appare in modo improvviso, inaspettato, che produce effetti sui sensi, è qualcosa che riguarda l’anima. Provoca rapimenti e  sconvolgimenti, agisce dentro la persona. E’ fascino e incanto: magia della bellezza, di uno sguardo, di un paesaggio, magia della musica, dei colori, dello stile. Arte magica, cerchio magico, bacchetta magica… rappresenta tutto ciò che appare meraviglioso, incredibile, capace di produrre effetti straordinari. Seduce, suggestiona e incanta, non si sa mai né dove, né quando, né quanto, ma non importa: il prodigioso è incantevole anche quando è monstrum, segno terrificante, soprannaturale e prodigioso. Ma monstrum deriva da monere, da ammonire, rappresenta qualcuno che comunque insegna, esorta e consiglia, anche rimproverando, anche spaventando. E’ capace di mettere in guardia e correggere.

Le fiabe di magia

Viviamo in un mondo disincantato: gli incantatori di un tempo stanno perdendo la loro magia. Chi incontrava i miti di Eco, della Sfinge e delle Sirene… i molti personaggi mitici che costellano la storia dell’umanità, avvertiva meraviglia, incanto e paura. Si confrontava con poteri ineluttabili che agivano da fortificante. Le origini della fiaba si perdono nella stessa antichità del mito, sia per la comune provenienza dalla tradizione orale, sia per i  significati di carattere antropologico e culturale. Rientrano in quell’immaginario collettivo che fa parte della cultura e delle tradizioni dei popoli che li hanno tramandati oralmente di generazione in generazione e rappresentano in modo più o meno simbolico riti, usanze e costumi. Valadimir Propp in Radici storiche dei racconti di fate, rileva come le fiabe di magia siano collegate al patrimonio folklorico di un popolo. In Morfologia della fiaba ci dimostra come le fiabe di magia (questo è l’ambito dei suoi studi), affondino le loro radici storiche  nei riti di iniziazione dell’età tribale e presentino, al di là della cultura di appartenenza, una stessa struttura, cadenzata da personaggi, che svolgono le stesse funzioni in rapporto allo svolgimento della storia.
Le funzioni sono gli elementi costanti, le azioni stabili, rappresentate dall’operato di un determinato personaggio, dal punto di vista del suo significato per lo svolgimento della storia, indipendentemente dalla sua identità e dal modo di esecuzione. Sono in numero limitato (31) e formano le componenti fondamentali della fiaba.

  1. Allontanamento
  2. Divieto
  3. Infrazione
  4. Investigazione
  5. Delazione
  6. Tranello
  7. Connivenza
  8. Danneggiamento
  9. Mediazione
  10. Inizio della relazione
  11. Partenza
  12. Prima funzione del donatore
  13. Reazione dell’eroe
  14. Conseguimento del mezzo magico
  15. Trasferimento dell’eroe nello spazio
  16. Lotta
  17. Marchiatura
  18. Vittoria
  19. Rimozione della sciagura o della mancanza
  20. Ritorno
  21. Persecuzione, inseguimento
  22. Salvataggio
  23. Arrivo in incognito dell’eroe
  24. Il falso eroe avanza pretese infondate
  25. All’eroe è proposto un compito difficile
  26. Il compito è eseguito
  27. L’eroe è riconosciuto
  28. Il falso eroe è smascherato
  29. L’eroe assume nuove sembianze
  30. Punizione dell’antagonista
  31. L’eroe si sposa e sale al trono

Spesso la fiaba comincia tutta da capo, dando il via al secondo movimento, una fiaba nella fiaba, una nuova serie di funzioni.

Le fiabe costruiscono una comunicazione autentica

Cosa troviamo adesso negli schermi televisivi, nei videogiochi, nel web o in second life?
I media ricreano, grazie all’espediente tecnologico, la meraviglia, l’incanto e la paura che avvertiva millenni or sono chi incontrava i miti di Eco, della Sfinge e delle Sirene… i molti personaggi mitici che popolano la storia dell’umanità.
Il medium però cancella la presenza fisica del locutore: l’ascoltatore è presente, chi parla no, quindi ci troviamo di fronte a una comunicazione non autentica.
Manca la possibilità di rispondere o di interagire.
Manca il prodigium.
Desiderio di dire e soprattutto di dirsi
Manca l’erotismo della sguardo, del tatto, dell’olfatto: il calore dei fiati vicini che scaldano. Tutto ciò che rende la voce flatus vocis  e quindi prodigium, monstrum che attinge al sapere tautologico e profetico, dominato dal fatum e dallo spirito.
I personaggi ritornano, sono sempre quelli, ma non sono i medesimi: hanno perso il loro status autorevole, il loro potere di fascinazione.
La narrazione fa da bussola, magari si usano anche le stesse parole, ma le parole parlate risuonano di un pathos, che le trasforma in “scrittura ad alta voce”, come dice Roland Barthes: costruzione mentale, interiore, intimo che risuona in altro intimo vicino.
L’atto comunicativo vocale è un’esecuzione complessa, quasi una rappresentazione in cui si intrecciano espressioni verbali e non verbali, che coinvolgono due o più persone complementari e mutuamente influenzabili.
Questo voler dire diventa allora comunicazione ed espressione: esistere e creare in quanto io e tu, insieme, cum, non solo accanto.
Filo che collega il locutore all’interlocutore. E questo è un filo che passa attraverso corpi che stanno vicini.
Nasce così un fluire sonoro e ritmico, forte di un’energia magica perché primordiale e cosmogonica.
Si costruiscono le basi di una nuova ecologia della comunicazione, fondata sul reciproco riconoscimento, sulla ricerca di un dialogo che nasce da un atteggiamento di cura e di coinvolgimento, capace di promuovere partecipazione.
Così si pongono i semi di una relazione presente da coltivare continuamente.
La fiaba con la sua magia assume così un valore linguistico, antropologico pedagogico.
I sinonimi di coltivare sono curare, allevare, affinare, migliorare, promuovere, sviluppare, accarezzare (si accarezza un’idea), covare (si cova in segreto un progetto), nutrire (si nutre un sentimento).
E queste sono proprio le azioni che dovrebbero seguire.
I contrari sono: trascurare, abbandonare, negligere, lasciare incolto, essere ignavo, disinteressarsi, spegnere, maltrattare…
Avere cura significa anche promuovere le basi per il raggiungimento dell’autonomia e dell’indipendenza, significa sapersi ritirare quando è il momento per lasciare spazio alla libertà di esprimersi.
Così l’in-fans potrà prendere la parola e cominciare il suo viaggio iniziatico verso la civiltà
La fiaba con la sua magia assume così un valore linguistico, antropologico e pedagogico.
Le fiabe insegnano a non arrendersi.
Figura centrale della fiaba è l’Eroe.
Prima troviamo sempre un qualche Re che manifesta problemi, bisogni, desideri.
L’Eroe si adopera per la loro risoluzione, che all’inizio sembra impossibile: sceglie l’obiettivo del cambiamento, si confronta con gli ostacoli.
Le difficili prove che affronta somigliano molto agli antichi riti di iniziazione dei giovani ancora in uso nelle società tribali.
Nel confrontarsi con gli ostacoli, cerca e trova l’ispirazione.
La Fata rappresenta appunto l’ispirazione, le soluzioni inedite e creative.
Le fiabe rappresentano infatti un percorso iniziatico: all’insorgere di problemi, occorre agire, affrontare gli ostacoli, trasformarli in sostegni per andare avanti con coraggio e senso del rischio.
Di fronte alle difficoltà occorre fortificare il desiderio di affermazione personale.
Il problema stimola alla ricerca, ma occorre concretezza per strutturare il percorso euristico e creatività per andare oltre la realtà alla ricerca del nuovo.
L’Eroe ha bisogno della Fata per cercare e trovare il meraviglioso.
La fiaba quindi:

  • promuove e aiuta la conoscenza del sé
  • conduce a una esplorazione del sé sempre più profonda
  • spinge al superamento degli ostacoli
  • abitua a ricercare e considerare punti di vista diversi
  • favorisce l’emergere di aspetti e risorse latenti della personalità
  • trasmette un sapere non pienamente razionale, ma simbolico
  • evidenzia l’importanza delle regole e del loro rispetto
  • incoraggia la ricerca di alleanze.

L’Eroe non affronta mai sventatamente l’impresa, cerca nuove energie nel suo intimo, raccoglie tutto il suo coraggio, ma sa che il compito è così arduo che è meglio ricercare alleanze.
I messaggeri del mondo magico sono sempre difficili da trovare, occorre determinazione e intuizione: si nascondono spesso dietro una maschera insignificante: una vecchia, un corvo, un topolino…
Il loro intervento è determinante, rendono possibile ciò che prima era sembrato impossibile, ma non gratuitamente: occorre seguire istruzioni e regole precise.
Nelle fiabe è sotteso una grande insegnamento di vita:
per risolvere i problemi c’è bisogno

  • di un Re: autorità
  • di un Eroe: azione, determinazione e rispetto delle regole
  • di una Fata: intuizione, ispirazione e creatività.

A volte un istante creativo – l’ispirazione appunto – può risolvere ciò che prima ci sembrava impossibile risolvere.
Tutte le più grandi scoperte insegnano: Newton scopre la legge di gravità, ritenuta impossibile, osservando la caduta della mela.
Chi poteva, prima, pensarla possibile?
Quindi C’è bisogno di fiabe… c’è bisogno di magia…

Le favole dove stanno?
C’è n’è una in ogni cosa:
nel legno, nel tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La favola sta lì dentro
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe, o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua favola
invano aspetterà.

Gianni Rodari

E alla fine vi auguro una serata magica, incantevole, affascinante e suggestiva… e se qualcuno incontrasse un rospo, provi a  baciarlo!