20120803_181648

Premessa

E’ una splendida mattina di primavera. Particolarmente generosa, anche perché (…e, credetemi, succede così davvero di rado e comunque per caso…!) la riunione di Palazzo Medici (ovvero della Provincia) si  conclude con ottimo anticipo. Meraviglioso!
Sto dunque rientrando lentamente (anche più che lentamente!) nella “mia” amata S. Spirito, con l’agognato tempo giusto, quasi permettendomi di contare il succedersi dei passi. Attraversato il Ponte Vecchio, mi intrufolo volentieri come sempre nella tenera calma di Via De’ Guicciardini. La libreria Giunti è posta lì, esattamente al n°51 rosso, quale ambito assolutamente ideale e propizio per stazionarvi quanto basta per sparpagliare sugli aggiornamenti circa le novità editoriali (l’acquisto dei libri, generalmente, è geloso compito  di Sandra), per sfogliare qua e là, per soddisfare le più indomite curiosità che, senza risparmio, sono solite agitare la mente di un comunque sedicente “viaggiatore”.
Stamani ho la fortuna di scoprire un apprezzabile e maneggevole atlante, che in non troppe cartelle riporta sintetiche e complete notizie su tutti quanti gli Stati dell’intero Universo. Meraviglioso!
La nostra Europa ne contempla 47 e sono ben 8 quelli che ancora mancano al mio appello. Sentite: Principato di Andorra, Azerbaigian, Bielorussia, Cipro, Irlanda, Islanda, Montenegro e Moldova.
Non c’è tempo da perdere, ho soltanto da rimediare. E come rispondere alla lecita domanda: … a chi toccherà questa estate? Si può rispondere a mente fredda, dato che il tempo può ancora permettercelo. E allora (anche a proposito di fresco), quale miglior scelta dell’Islanda?
Sandra si mette subito all’opra e scopre, d’amblé, il forte interesse di un magnifico gruppo, ormai storico: Antonia, Cristina, Gloria, Maria Teresa, Pietro e Pina. Otto in tutti, un numero perfetto, anche per ben organizzare i numerosi spostamenti interni.
Si prenota anticipatamente il volo diretto Bologna – Reykjavik che, andata e ritorno, costa 385 euro. Un prezzo assolutamente accettabile, che convince  immediatamente tutti.

28 Luglio

Siamo pronti e perfetta risulta l’intesa con Pietro, con il quale ci raccordiamo sul Lungarno, sotto casa di Antonia; quindi, incamerata anche Sandra che ci attende in quel di Via De’ Serragli 24, si parte intorno alle 21.00 per conquistare celermente l’aeroporto di Bologna. Comodissimo risulta il servizio parcheggio auto, prenotato in precedenza con la modica spesa di 40 euro a settimana, compreso l’accompagnamento diretto in aeroporto. Un vero affare!
Si parte all’una, quando ormai si è già intaccato il 29 e alle 3.30 (le 5.30 in Italia) si atterra a Keflavik, l’aeroporto internazionale d’Islanda, a 45 km. da Reykjavik. Tutto funziona come se si fosse in un Paese del Nord e in dieci minuti di taxi si è già nell’hotel prenotato da Sandra. Accoglienza squisita, servizio di buon livello, compresa la piena disponibilità a prenotarci un brillante pulmino per l’intera settimana; e poi, finalmente a riposo, anche se non per più di quattro, lunghissime ore.

29 Luglio

Alle 9.30 siamo tutti a colazione, abbondante quanto basta per evitare la sosta del pranzo, una regola che sono solito raccomandare, proprio allo scopo di valorizzare in pieno e al meglio tutto il tempo a nostra disposizione.
In quattro e quattr’otto si sbrigano le pratiche per il noleggio del pulmino ed intorno alle 11.00 è Pietro ad inforcare la magica statale 45 per raggiungere a Gardur il faro della punta nord. Poi il rientro verso sud, con una breve ma simpatica “sosticina” sul porto di Grindavik che, sopratutto per la sua atmosfera un po’ decadente, non sarà assolutamente sgradita agli animi più poetici, dei quali la compagnia è notoriamente composta.
Ma la passione più coinvolgente non potrà che restare, oggi, l’ubriacatura con le acque della Laguna Blu. Davvero irresistibile! Non vi ho ancora detto che il clima, in questo periodo, ci regala una temperatura intorno ai 15 gradi e dunque immergerci è troppe volte accattivante e piacevole, in un’acqua capace di sfiorare i 40 gradi. Un’esperienza che per taluni passa addirittura come la più premiante dell’intero viaggio in Islanda. Sarebbe assolutamente giustificato dedicarvi almeno il tempo di un intero pomeriggio! Noi possiamo permetterci non più di tre, intensissime ore; tempo comunque sufficiente per vogare su e giù all’impazzata, per spalmarci il viso e il corpo con la crema prodotta dai minerali della laguna, per sostare sotto le irruenti cascate e goderci benefici massaggi che alleggeriscono le forti contrazioni dei nostri (specialmente miei e di Cristina) dolori cervicali, per immergerci nella nebbia delle saune fumanti. E poi, lo spazio per la poesia, questa volta riservato alla delizia di un melodico concerto di violino, inscenato esattamente ai bordi della laguna, che con la medesima si confonde in tutto e per tutto, mentre spumeggia maestosa, facendo innalzare una leggera nebbia, colorita dalle tante, miscelate passioni, fastosamente annacquate. La voglia vera sarebbe quella di non abbandonare, ma dopo le numerose riprese, video e fotografiche, si decide di riprendere il nostro cammino, indirizzati verso un’altra metà, riscontrata come particolarmente affascinante: il Campo geotermico di Seltun. E’ posto sulla strada del nostro tragitto, dove il bacino di fango in focosa ebollizione getta vapori vulcanici, anche se ci consente di camminare in mezzo al vapore e di attraversare l’intero sito, uno dei quattro sistemi vulcanici allineati lungo la fessura eruttiva della penisola di Reykjanes. Siamo oramai giunti a fine pomeriggio e pertanto il Lago Grenvatn può semplicemente essere costeggiato, senza potergli dedicare soste, mentre si accelera alla volta di Reykjavik, che si raggiunge intorno alle 19.00. Dopo esserci posizionati nell’ottimo hotel (anche perché centralissimo, praticamente nel cuore del centro storico, sulla Adhalstraeti, la via più antica), si esce per scegliere il ristorante. Purtroppo è chiuso un raccomandatissimo ristorante vegetariano, dunque ci accontentiamo di un’accettabile cucina giapponese, dove si riscontra subito quanto già si sapeva: il costo di un qualsiasi servizio è discretamente alto, compreso ovviamente quello delle nostre, tanto attese cene. Sì, in Islanda non esistono misure di mezzo: o si dorme in tenda o in hotel da 130-150 euro per una doppia. Per un pasto (almeno che non si salti ed allora, anche in Islanda, è offerto gratuitamente), servono non meno di 35 euro.

30 Luglio

Serve allungare quanto più possibile l’intera nottata per riprendere un po’ di forze ed affrontare la visita di questa caratteristica capitale. Ci si mette in moto alle 10.00 e la prima tappa è riservata al Museo di arte contemporanea, dove ci riceve una simpaticissima ragazza che parla italiano in quanto mantiene stretti rapporti con l’Italia, rapporti di studio e financo d’amore. L’attrazione maggiore è dovuta all’opera di un “grande” dell’arte islandese, tale Errò, alias Gudmundur Gudmunsson. Pittore influenzato dalla Pop Art, vissuto nella seconda metà del secolo scorso, grande viaggiatore in Francia, Spagna e Thailandia. Una visita interessante anche se in giro (e non soltanto per il mondo) si può apprezzare tanto di più e soprattutto tanto di meglio.
Siamo prossimissimi al porto, il quartiere lungomare dove si affacciano alcune tipiche balere, caratteristici luoghi di incontro, simpatici “barrettini” dove non può che far piacere consumarvi un caffè. Pina ne ha scelto uno, dove ci accomodiamo, sia nella speranza (in verità tradita) di gustarci qualche prelibatezza, sia per allargare l’orizzonte sulle più recenti vicende politiche italiane, concludendo il nostro appostamento con un’animata discussione a proposito dei meriti e dei demeriti di Matteo Renzi, sia in quanto sindaco di Firenze, sia come possibile premier del Paese Italia.
Stamani il tempo si è svegliato un po’ bizzarro, anche se la conseguente pioggerellina non ha rappresentato una reale preoccupazione. Tuttavia, il mite sole che si affaccia nel primo pomeriggio (e che, per fortuna, non ci abbandonerà per tutto il viaggio) non può che essere benevolmente salutato, anche perché così ci facilita una serena scarpinata verso la Cattedrale. Un vero e proprio monumento nazionale, somigliante ad un razzo che esplode alto nel cielo. Inaugurato nel 1986, completamente spoglio, apprezzato proprio per la sua sobrietà, per la purezza e luminosità che dalla sua altezza, anche panoramica, riesce a diffondere sull’intera città. Davvero spettacolare, anche se purtroppo non ci potremo con-fonderci con l’altrettanto affascinante spettacolo messo in scena, in giorni alterni, dal proprio organo colossale, composto da ben 5200 canne. L’ascesa sulla sommità del campanile conclude la visita e dunque si riprende il cammino verso il Museo Nazionale d’Islanda, ottimamente organizzato, capace di sintetizzare efficacemente l’intera storia del Paese, dai primi insediamenti dell’800-1000, fino ad oggi.
Si rientra in centro percorrendo lentamente il lungolago,  si sosta per una rapida visita al Museo della Colonizzazione, dopodiché si salta sul pullmino per raggiungere velocemente il Perlan, ovvero il “Saga Museum”, il museo delle cere che illustra, con le sue statue in silicone, i passaggi più salienti della storia islandese. Antonia ne resta particolarmente affascinata, Sandra e Maria Teresa si adagiano su una comoda poltrona, tentando l’interpretazione più autentica di una delle scene dal realismo impressionante. Servono almeno un paio di ore prima di poterci congedare da questo curioso labirinto e riprendere la direzione verso la “Casa Nordica”, opera del grande architetto finlandese Alvar Aalto, destinata ad ospitare arti e tradizioni del Nord. Alcuni di noi hanno già avuto modo di apprezzare altre sue architetture (specialmente in Finlandia) ed almeno io posso assicurarvi che questa è davvero poca cosa.
Appena rientrati in hotel, da dove Sandra e Antonia prenotano i pernottamenti dei giorni seguenti, alcuni decidono per un po’ di relax, mentre io mi sposto per visitare un altro pezzo di centro storico, soffermandomi ad apprezzare anzitutto i bagliori dell’Harpa, il gigantesco, nuovo palazzo dell’Opera e dei Congressi.
Reykjavik (che tradotto significa “Baia fumante”) merita di essere visitata con la massima tranquillità, proprio perché questa è la sua migliore opportunità, quella della capitale più settentrionale del mondo, non contagiata assolutamente da alcuna sorta di nevrotico caos.

31 Luglio

In attesa che si sia tutti pronti, esco per un ultimo saluto a questo incantevole centro storico e con piacevole meraviglia scopro che proprio accanto al nostro hotel si accampa una ricchissima “Sala Toscana”, infoltita da un’estesissima gamma di prodotti, appunto toscani. Purtroppo non ha ancora aperto i propri battenti e siccome sono già le 8.30, non ci resta che rimandare la scoperta delle nostre curiosità, giacchè peraltro si è messa in programma anche una rapida escursione all’area portuale, prima di immetterci, anima e corpo, all’interno del “Golden Circle”, un paesaggio magicamente surrealista, attraverso le sue pianure desertiche, ricoperte da immense colate di lava.
La prima tappa è riservata a Pingvellir, la pianura del Parlamento, dove già nel lontano 930 (attenzione, non nel 1.930) fu istituita la prima Assemblea Parlamentare di tutta Europa, che già allora ebbe a bandire la pena di morte, quale significativa lezione di democrazia da parte dei Vichinghi. Sempre a Pingvellir fu proclamata, il 17 giugno del 1944, l’indipendenza nazionale.
Si attraversa un paesaggio straordinariamente curioso, dagli orizzonti sconfinati, che si aprono sul più grande lago d’Islanda: il Pingvallavatn, animato dal vivace scorrazzare di oche e anatre selvatiche e caratterizzato dalle fumarole che esplodono sulle sue sponde ad indicare la presenza di sorgenti geotermiche sotto la superficie lacustre.
Stiamo per immetterci in una delle aree dove più attivamente si agita il vulcanismo di questa Islanda, geologicamente ancora troppo giovane (beata lei!), sottoposta dunque a crisi di crescita ed assestamento. Il sottosuolo “vomita” letteralmente fuoco, con improvvisi e ripetuti getti che impetuosi si innalzano fino a 35-40 metri di altezza.
Sì, signore e signori, siamo giunti al “Grande Geysir”, una sorta di condotto sotterraneo pieno d’acqua, che esplode facendo zampillare a intermittenza una vibrante colonna d’acqua e fuoco. Pare si tratti del geysir (in islandese significa “zampillatore”) più famoso del mondo. Si chiama  “Strokkur”, un vero e proprio monumento di acqua che ci offre uno spettacolo incomparabile, anche perché rispettoso delle scadenze della sua eruzione, registrata quasi puntualmente ogni 15 minuti, spinta in alto da una forza prodigiosa, prima di ricadere su quest’ampia palude di fango gorgogliante, dov’è comune sentire lo sbuffo del vapore che tenta di trovare una via d’uscita nelle viscere della terra.
Le cascate di Gullfoss (significa cascate d’oro) rappresentano l’altra suggestiva meraviglia del “Golden Circle”. Si raggiunge a metà pomeriggio e malgrado l’accusa di una qualche stanchezza, si scende a piedi nella fenditura dove le cascate esplodono all’interno di un complesso di gole. Sapevamo del ricorrente illuminarsi di affascinanti arcobaleni, ma quello che questo generoso pomeriggio ci regala, è talmente affascinante che autorizza Maria Teresa a definirlo di effetto addirittura superiore a quello provocato dalle Cascate del Niagara. Non sono solito operare confronti, posso soltanto garantirvi la loro fragorosa spettacolarità, specialmente quando, spumeggiando, si calano, con rapidità e turbolenza, nella grande faglia inferiore.
Pietro mi affida la guida del pulmino per accelerare l’arrivo a Selfoss, una simpatica cittadina posta sulla Statale n.1, da dove riprendere la direzione verso l’Est. E’ nei pressi di Selfoss che stasera autorizzeremo le nostre membra ad un legittimo riposo, non prima però di aver scoperto la sede della “nostra” Fattoria, insieme alla simpatica e disponibile accoglienza dei diretti gestori. Saranno proprio loro a consigliarci il ristorante, sul lungomare, dove consumare la cena, anche perché (come dice bene Pietro), mentre di sonno non si muore, di fame si potrebbe. Non sarà il nostro caso, anche se non ci sarà propugnata l’agognata aragosta, ma pesce comunque di ottima qualità, con l’eccezione del sottoscritto che cederà ad un accettabile piatto di varia carne.
Distrutti, ma felici e soddisfatti della brillante giornata, si riprende la direzione per riconquistare la Fattoria, con una breve (e anche insignificante) deviazione per visitare un altro sito di cascate. Poi, tutti davvero a riposo, in camere tranquille e silenziose, ordinate e rilassanti. Buonanotte, buonanotte, care e cari amici miei.

1 Agosto

Un’altra intensa giornata ci attende. In verità la più complicata, anche perché alcuni tratti di strada è percorribile soltanto con un 4 x 4, meglio se con un impossibile 8  x  8.
Il Vulcano Hekla, il più famoso d’Islanda, domanda di noi e noi ci aggrappiamo sull’olimpo delle sue montagne rombanti. Non è vero, come credevano nel Medioevo, che sia la porta degli Inferi, ma poco ci manca. Si sveglia quasi sempre di pessimo umore e le sue eruzioni si sono dimostrate insistenti: quella del 1947 durò 13 mesi, quella del 1970 non più di 2.
Si dice che l’Islanda abbia a che vedere con qualcosa di assomigliante al paesaggio lunare. Non lo conosco (per adesso, ben’inteso!), ma qualche relazione c’è davvero da immaginarsela, in questo paese dai mille misteri ed altrettanti paradossi. Noi ce ne curiamo il giusto, semmai tentiamo di approfittarcene, come quando, saliti in pulmino sul cratere, ci imbattiamo improvvisamente (la segnaletica è assente, ovviamente) in un enorme invaso di acqua, di fronte alla quale Pietro riesce, da par suo, con una brillantissima manovra, ad evitare il peggio, mentre le nostre signore esclamano aggettivi di estrema preoccupazione. Sì, giustificate impressioni “da urlo”, ma per trasmettere la suggestione di scenari irripetibili, mentre io continuo a domandarmi su come poterli realmente raccontare. E soprattutto come riuscire a farmi credere.
Sandra diffonde messaggi poetici, Antonia, Pina e Cristina definiscono il panorama come una scultura perfetta, come un insieme di opere d’arte, deliziose e raffinate, ricamate dalla lava dei vulcani.
Avrete già sicuramente inteso che il tempo dedicato alla visita dei musei è necessariamente ridotto, proprio in virtù del fatto che l’unico vero museo, assolutamente da non perdere, è rappresentato dallo scenario che ci offre (gratuitamente) il paesaggio.
Il poco tempo a disposizione non ci consente di attardarci in fantastiche passeggiate all’interno dell’intero sito vulcanico, a partire da Landmannalaugar, che visitiamo soltanto a distanza, proprio perché privi di un mezzo dotato delle necessarie attrezzature, soprattutto per attraversare alcuni canali d’acqua. Sarà per la prossima volta, se un’altra volta ci sarà, diversamente potremo comunque dire di aver impiegato proficuamente tutto il nostro tempo, baciati comunque da un paesaggio magico, incontaminato, dagli orizzonti sconfinati, che ci fa lambire l’area dei ghiacciai, prima di raggiungere, in quel di Skogar, la mitica spiaggia di sabbia nera battuta.
La attraversiamo con calma, prima della visita ad un’altra cascata, quella di Skògafoss, alta 60 metri ed alimentata dal ghiacciaio superiore. Un contesto paesaggistico veramente da favola, con intensi arcobaleni originati dal sole che  irradia le tenue gocce d’acqua durante la loro caduta. Io, Sandra, Pina, Pietro e Cristina ci avventuriamo sulla scalinata che ci conduce molto vicino al salto dell’acqua, offrendoci una panoramica davvero mozzafiato, giustappunto all’interno dei ghiacciai Myrdalsjokull e Eyjafjallaj0kull.
Siamo nei pressi di Vik, dove stasera pernotteremo, all’interno di un attrezzatissimo residence. Qui si cena a buffet molto ricco e si apre una lunga discussione su badanti e assistenza agli anziani, tema che comincia ad interessare tutti quanti, data l’età che ci ritroviamo. Ci sono idee molto diverse, io sto con Maria Teresa, che comunque insiste perché si possa restare in casa nostra il più possibile e soprattutto si possa uscire soltanto per compiere lunghi, affascinanti viaggi.

2 Agosto

L’ambiente che questa notte ci ha custoditi è da raccomandare: rilassante, comodo, attrezzato, dove la colazione che consumiamo è sapientemente elaborata e gustosa. Quando siamo in viaggio serve anche questo, anche se ancor più si è affascinati dalle fantasticherie che questo villaggio Vik è pronto ad offrirci, con le sue falesie che si gettano in mare come a riparare i nidi delle pulcinelle, appunto di mare, che provocano, con i loro becchi arancioni, un intenso contrasto con l’affascinante spiaggia di sabbia nera. E proprio sulla spiaggia si attesta un’enorme grotta circondata da rocce basaltiche, ordinate come perfette sculture, capaci di determinare un alternarsi di scale, sulle quali io e Pietro, saltellanti, ci arrampichiamo, felici di affacciarci, da lassù, su un disteso scenario panoramico.
Appena licenziato Vik, si penetra nell’impressionante deserto di sabbia e massi di lava, ricoperto di un particolare muschio, soffice e profondo: siamo nel cuore di Myrdalssandur.
La prossima tappa è soprattutto nota per essere impronunciabile. Si chiama Kirkjubejarklaustur (e anche qualora avessi dimenticato qualche vocale, scommetto che non ve ne accorgereste!), che abbandoniamo di corsa, anche perché Pina, Antonia e Sandra ci raccomandano di poter gradire l’offerta di uno spazio a  parco. Eccoci, siamo a Skaftafell, un maestoso parco nazionale, da dove si imbocca il più esteso ghiacciaio d’Europa, il Vatnajokull. Uno spettacolo da brivido…e non soltanto perché si è di fronte ad un’immensa distesa di ghiaccio, che insieme ad altre coprono addirittura oltre l‘11% della superficie islandese. Siamo circondati anche da vulcani, che non troppo di rado eruttano provocando profonde spaccature attraverso lunghe piste di ghiaccio.
Ci soffermiamo per oltre un’ora, sia perché ci gustiamo un buon caffè, sia perché Antonia raccomanda la visita delle cascate di Hundafoff, che risultano un po’ deludenti per la scarsità delle sue acque, mentre si presenta assai suggestivo il contesto del paesaggio collinare.
Siamo tutti un po’ “basiti” e soltanto la determinazione della guida Ciampolini riesce, anche se a fatica, a prospettare la ripresa del nostro cammino per giungere almeno fino a Jokulsarlon, dove il Ciampolini promette una sosta sicura. Qualcuno ha definito lo Jokulsarlon una delle “Meraviglie della Terra”, tanto che è stato spesso utilizzato come scenario naturale per spot e film, specialmente nella serie dedicata a James Bond.
Percorriamo alcuni tratti a piedi, fino a conquistare i punti panoramici più spettacolari, fortunati di esservi giunti prossimi al tramonto, quando la luce radente provoca un’atmosfera particolarmente avvolgente, circondando vere e proprie sculture di ghiaccio sospese, quasi a definire una singolare realtà pressochè urbanizzata. Una distesa incantevole, capace di indurre pace alla mente.
Sì, ci siamo attardati un po’ troppo, ma siamo assolutamente giustificati, anche se adesso tocca a Pietro accelerare, approfittando di strade perfette, lineari, scorrevoli e scarsamente trafficate. Sono abbastanza strette, ma non ci impediscono di battere i 100-120 km all’ora.
Maria Teresa, Gloria, la Pina vorrebbero una nuova sosta quando si lambiscono le riposate colline dei dintorni di Stafafell, aggettivate da Maria Teresa “morbide come un vestito da sposa”. Mi spiace, ma non possiamo proprio soddisfare la legittima domanda. Mi spiace, ma ci attendono a Djupivogur, all’hotel posto esattamente all’interno del fiordo, scelto anche come ristorante per la cena, prima di concederci una breve visita, quasi notturna (anche se il sole ci assiste fino ad oltre le 22.00) lungo le brevi viuzze del centro urbano.

3 Agosto

Di buon mattino, si riprende la nostra statale n° 1 e attraverso uno spettacolare ziz e zag, dettato dai numerosi fiordi che intervallano l’intera costa Est, si raggiunge in fretta Seydisfjordur, che ci accoglie come elegante porticciolo dove si rannicchiano minuscole casette variopinte. I più raccomandano la visita a questo simpatico golfo per affezionarci allo spettacolare paesaggio, che tenta di accarezzarci con morbida fragranza. Io, lo confesso, preferisco consigliarlo in quanto importante centro della pesca dell’aringa, quasi “stregata”, sul finire dell’800, dalla predominanza norvegese, oggi “battuta” dalla bontà di impeccabili piatti appetitosi.
Siamo oramai penetrati all’interno della parte più sperduta dell’Islanda, dove si alternano spazi selvaggi, anche se abbondanti di natura vergine e rilassante. Si corre, si corre a velocità discreta. Si corre perché sono ancora davvero tante le sorprese da raccontare, a partire dalla visita, all’interno del Parco Nazionale di Jokulsargljufur, delle cascate di Dettifoss.
No, amiche e amici cari, non ci è bastata una cascata al giorno; abbiamo avuto la fortuna (ed anche la forza!) di visitarne almeno due e talvolta addirittura tre. Spettacoli che si accavallano (piacevolmente) ad altrettanti spettacoli, specialmente di fronte a questa, che si dice risultare la più impetuosa d’Europa, sprofondando nelle gole del fiume Jokulsa, all’interno di un paesaggio desertico, grigio e quasi lunare. Il sentiero che ci conduce di fronte all’anfiteatro delle cascate è un po’(tanto) accidentato, ma la passeggiata lo merita assolutamente, capace di sospendere ogni difficoltà e disagio.
Ve l’ho già detto, in Islanda la vita è cara, ma non per la visita dei musei, perché tutti installati all’aperto e soprattutto offerti gratuitamente da madre natura. Evviva!
La statale n°1 si addentra ancora di più nell’entroterra dell’Isola, attraversando vasti paesaggi selvaggi e verdeggianti, circondati da montagne brune, prima di raggiungere il Lago Myvatn, che si traduce in “Lago delle zanzare”. Non ne avvertiamo troppo le aggressioni (Sandra ne sarebbe stata soprafatta!), mentre i nostri occhi si illuminano nel perlustrare l’infinito che si allarga sulle onde di questo vulcano addormentato. Si circonda l’intero perimetro, soffermandoci a riprendere i balzelli delle numerose anatre selvatiche, che le nostre fotografe (Gloria, Antonia, Pietro) si affrettano a documentare. Un ambiente naturale che mette in mostra le sue risorse geologiche, la sua acqua gorgogliante e la sua vegetazione esotica.
Attenzione, siamo ormai prossimi ad impennarci al cospetto della nostra ultima cascata, la Godafoss, ovvero la “Cascata degli Dei”, giacchè qui (almeno secondo la leggenda), il presidente Thorgeir, nel 999, vi avrebbe scaraventato le statue, appunto degli Dei, quando rinnegò la fede pagana per abbracciare il Cristianesimo. E visto che si parla di Cristianesimo, vi confesso che non mi sono attardato troppo per verificarne la fondatezza storica, mentre posso garantirvi  che siamo di fronte a cascate ineguagliabili per la loro portata di acqua.
L’arrivo nella seconda città dell’Islanda, Akureyri è nel medio pomeriggio. Una città adagiata sulle pendici di un colle, che noi conquistiamo perché lassù si trova il nostro Hotel. Siamo all’interno di un fiordo molto profondo, l’Eyjafjordur, davvero pieno di fascino, con interessanti abitazioni variopinte che rendono Akureyri una meta dove riprendere relazione con un po’ di vita sociale, dopo esserci abbandonati alle contaminazioni della più selvaggia natura. Si attraversa volentieri il corso centrale, anche per perdersi un po’ a perlustrare i pochi, eleganti negozi. Ci diamo appuntamento in un preciso punto ed ognuno è libero (finalmente!) di sgattaiolare qua e là. Antonia e Gloria ne approfittano per consumare qualche dolcetto, io e Sandra per i regali ad Ale, Pietro si riposa su una panchina, le altre amiche divagano pazientemente, in attesa di rientrare per un’ora di giustificato riposo in hotel, dove consumiamo, a buffet, la migliore cena dell’intero viaggio. Piatti tipici ed abbondanti, ad un costo fisso di 30 euro, quindi assolutamente economico.
Un’altra giornata si conclude, dopo aver ripercorso alcuni angoli della città, anche attraverso la scalinata della Cattedrale, che dall’alto domina l’osservatorio sull’intero centro storico.
Stiamo per congedarci da questa eccezionale terra infuocata, che abbiamo attraversato dedicandole un viaggio particolarmente intenso. Dobbiamo raggiungere l’aeroporto nel tardo pomeriggio, quindi non ci resta che metterci in moto, non prima però di aver approfittato di un buffet capace di combinare insieme anche pranzo e cena, abbondando perfino di arrosti di carne e di pesce.
E’ da tutti condivisa la proposta di un’escursione lungo un tratto del fiordo, che in parte si inerpica su una scogliera dalla quale è possibile distendere lo sguardo su un esteso panorama, dove la natura non si stanca mai di creare capolavori.
Dopo Varmahlid, crocevia fra i fiordi del Nord e la pianura interna, si torna sull’Oceano a Blonduos, immettendoci direttamente nel cuore della Penisola di Vatnsnes, caratterizzata da un fertile paesaggio verdeggiante e da dolci rilievi, dove numerose schiere di cavalli sostituiscono i più ricorrenti greggi di pecore. E per i più fortunati (noi fra questi) si dispongono in vista anche alcuni vivaci gruppi di foche.
Si procede superando Borgarnes e Akranes per raggiungere il fiordo Hvalfjordur, che percorriamo interamente, dopo aver abbandonato l’ipotesi di accorciare le distanze con una galleria che ci avrebbe privato di nuovi, incantevoli scenari.
Ci resta a disposizione non più di un’ora, il tempo necessario per riconsegnare il pulmino e farci accompagnare in aeroporto, secondo un’efficienza difficilmente riscontrabile.
Si conclude così un’avventura a dir poco magnifica, che sarà difficile raccontare, anche se non mancheremo di tentarci in ogni modo. Lo faremo, anzi lo abbiamo fatto, mettendo insieme le impressioni riportate negli appunti che avete appena scorso, naturalmente, come sempre rivisti e corretti dalla professoressa che ognuno di voi ben conosce e che si chiama amata Sandra. Sappiamo di non avercela fatta compiutamente, ma tant’è! E soprattutto vi serva come incoraggiamento a mettere anche voi in programma un meritato assaggio di quest’isola, posta in prossimità del Circolo Polare Artico.