Un intrigante percorso attraverso gli stretti pendii dei suoi fiordi scoscesi

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27 luglio

Lo so benissimo (non insistete per favore!) che ognuno di voi sa altrettanto benissimo come la Norvegia sia la patria esclusiva dei fiordi.
Quanti di voi, viceversa, hanno scelto di dedicare loro il tempo necessario per una irripetibile contaminazione? Alzino la mano i fortunati! Io l’ho già impennata, quasi di scatto, e soprattutto con l’orgoglio di non averne dubitato un solo attimo. Merita, merita davvero, anche a tutti coloro che non avessero messo nel programma di vita l’arduo (anche se non obbligatorio, sia chiaro!) obiettivo di attraversare tutti i Paesi del mondo.
Il gruppo è parte di una storica platea più ampia: gli otto componenti sono con Sandra anche Damis e Paola, Maria Teresa e Antonia, Vanna e Pina. Un gruppo perfetto… e potrei aggiungere, forse, addirittura troppo. Indovinate a chi tocca la prenotazione dei voli: a Paola e Sandra, naturalmente, che riesce perfino a raggiungere la Paola a Roma per combinare il tutto alla perfezione. Firenze-Oslo, andata e ritorno, allo speciale costo di 298 euro.
Si parte nel primo pomeriggio e, dopo una breve sosta a Francoforte, eccoci a Oslo. Alle 20.00 siamo già ottimamente sistemati in un tranquillo e accogliente Residence, all’interno di un parco rilassante, proprio alle porte della città, che raggiungiamo con l’autobus 37: d’ora in poi il familiare e comodo 37.
Dopo aver consumato una sbrigativissima cena, ci intratteniamo un po’ a cianciare nella sala del caffè, dove Paola e Damis ne provano la qualità, prima di affezionarci alle nostre camere, talmente candide da non rischiare confronti di sorta.

28 luglio

La sveglia è per le 8.00 e anche se il servizio non comprende la prima colazione (in Norvegia può succedere!), la sala caffè è ben attrezzata per gustare svariate specialità di bevande, con l’aggiunta di sostanze alimentari che ognuno si è, provvidenzialmente, procurato. Il Damis e la Paola, invece, cedono alle tentazioni della sala colazione della casa di riposo del Residence, posta in un palazzo prospiciente.
Alle 9.00 si parte, dopo un’ampia consultazione circa l’abbigliamento da indossare, dovuta anche all’incertezza del tempo, che caratterizzerà molte delle nostre giornate, per fortuna senza troppe complicazioni, anzi con risultati migliori di quanto ci avevano prospettato. E’ sufficiente una leggera giacca capace di trattenere qualche guizzo di pioggia, oppure l’eccitazione di qualche soffio di vento.
Si parte con il nostro 37 e in appena 20 minuti siamo nel cuore della città. Caro è il biglietto (quasi il corrispondente di 3 euro), così come cara è in genere la vita in Norvegia. Attenzione, però: basta organizzarci e già le cose migliorano, ad esempio dotandoci di “Pass” giornalieri (meglio se bis o tris, a seconda della permanenza) che servono per trasporti, musei, ristoranti e altro ancora. Ovviamente ne approfittiamo subito e, dato che siamo in stazione, si prenotano anche i biglietti del treno per Stavanger, riscontrando sia la naturale gentilezza del personale addetto, sia la perfezione sistematica di Paola.
Fin qui ci siamo intrattenuti sull’organizzazione, ma alle 11.00 si inizia il percorso per la visita del centro. Purtroppo la Cattedrale è in restauro e dunque ci incamminiamo lungo l’asse principale del centro storico, la “Karl Jonhans Gate”, fino a raggiungere il Palazzo Reale. Percorriamo il quartiere dei gran caffè, dei giardini relax, delle occasioni naturali di incontro e di lunghe passeggiate rilassanti.
La prima visita impegnativa è alla Galleria Nazionale, che ospita la più grande raccolta di arte norvegese e straniera. I periodi più rappresentati sono il Romanticismo nazionale, il Realismo e il Modernismo, compresa ovviamente la collezione più autorevole del grande Edvard Munch, tra cui il capolavoro “L’urlo”, insieme però a capolavori di Picasso, Gauguin, El Greco, Manet, Degas, Renoir, Matisse, Monet, Cèzanne. Non troppo lontano si trova anche il Museo Ibsen, che Sandra chiede assolutamente (a ragione) di visitare. E’ la sua abitazione privata, che alle 14.00 programma anche una visita guidata; una sede elegantissima ed esclusiva, specialmente lo studio, rimasto assolutamente integro come ai tempi in cui l’abitò Henrik Ibsen in persona.
Alle 14.45 ci ricongiungiamo tutti sul porto, pronti per il Traghetto 91, diretto alla Penisola Bygdoy, che ospita alcune delle attrattive principali di Oslo. Il Museo del Folklore è il più rappresentativo di tutta la Norvegia, composto da ben 140 edifici del XVII e XVIII secolo, provenienti da diverse regioni, sparpagliati fra gli alberi come se questa fosse la loro, naturale disposizione originaria. Una delle maggiori suggestioni è dettata dalla Chiesa in legno del 1.200, costruita a Gol e trasferita a Bygdoy nel 1.885. Quando ci avviciniamo alle costruzioni si rimane colpiti dalla bellezza dei lavori artigianali su legno, come le sculture sui portici o le pitture sulle pareti interne. L’altra visita obbligata è al Museo dei Vichinghi, dove sono esposte alcune delle più eleganti navi risalenti al IX secolo. Navi autentiche e protagoniste di avventure sicuramente non comuni. La più maestosa è l’imponente Oseberg, decorata con sculture e arazzi minacciosi, mentre la Gokstad è il più bell’esempio di tipica nave vichinga.
Al momento dell’uscita dal Museo, mi sembra di incrociare da lontano una faccia conosciuta. Anche qui, com’era accaduto in altre parti del mondo, abbiamo un improvviso incontro familiare: quello con Thomas Madonia di Certaldo, storico amico di nostra figlia Silvia, che si trova a Oslo per partecipare a una “Summer School”. Saluti, abbracci e scambio di qualche notizia, poi la corsa per riprendere il traghetto, diretti questa volta alla visita della Fortezza, dalla quale si distende l’orizzonte lungo l’ampio golfo che ospita il porto di Oslo. L’impianto è medievale, l’architettura originale è abbastanza conservata, anche se oggi tutto è avvolto da uno spazioso e armonico giardino. Passeggiando lungo le mura si domina l’incrocio del golfo con il centro storico, senza trascurare l’intensa vivacità della vita del porto. Damis e Maria Teresa propendono per una cena sul mare, proposta subito realizzata da Sandra, che scova un tipico ristorante dove consumiamo una lauta cena, naturalmente a base di pesce, al costo però di oltre 50 euro.
Una lunga e intensa giornata si sta per concludere con il rientro affidato al nostro 37, che ci avvicina al Residence, raggiunto attraverso una breve passeggiata all’interno di stupendi giardini. E mentre Sandra e Paola prenotano l’hotel per le notti della prossima tappa a Stavanger, insieme a Pina, Vanna e Antonia ci rilassiamo nella hall, dopo aver scambiato alcune impressioni con una giovane coppia, lui originario dell’Africa e lei di Milano.

29 luglio

Stamani si inaugura una lunga giornata impegnativa. Stanotte dormiremo in treno, dunque i primi adempimenti mattutini sono dedicati alla sistemazione dei bagagli e al loro deposito nella hall del Residence. Poi si parte: Antonia e Maria Teresa preferiscono tornare nel centro della città per visitare l’interno del Palazzo Reale e per un’attraversata dei quartieri più caratteristici, mentre gli altri prendono la direzione del Parco Vigiland, in onore dell’illustre scultore norvegese Gustav, che qui espone ben 212 opere, in bronzo e in granito, che si integrano perfettamente con l’ambiente naturale. Impressionante è l’ordine che armonizza l’intero circuito: Sandra si attarda a osservare le svariate combinazioni di rose, Paola si distrae per il lezioso diffondersi dello zampillare dell’acqua, Sandra, Pina e Vanna si lasciano contaminare dai profumi delle coloratissime aiuole. Al centro del viale principale si innalza una fontana circolare, impreziosita da sculture che rappresentano l’ordinato succedersi delle fasi della vita; io e il Damis ne ripercorriamo attentamente tutti i passaggi, commentando le opere che più ci sembrano fedeli a interpretarne la leziosa giocosità, lasciando ancora a Sandra la “strafelicità” di circondarsi di rose vivaci e rigogliose, quasi come le nostre di Pitelli, che stamani tocca alla nostra Silvia custodire con amore. La maggiore attrazione del Parco è il “Monolito”, che con i suoi 14 metri di altezza svetta sulla collina più alta, scolpito in un’unica colonna di pregiato granito, composta da un groviglio di corpi che esprimono una primitiva forza vitale, generando forti emozioni. E’ questa anche la postazione conclusiva del Parco, da qui dunque se ne ripercorrono i viali laterali per conquistare l’accesso al Museo intitolato allo scultore, già sua abitazione e laboratorio d’arte.
La tappa successiva è meritatamente dedicata al Museo di Edvard Munch, uno dei pionieri assoluti dell’Espressionismo. Qui si raccoglie il lascito testamentario composto da oltre 1.000 dipinti, 3.000 disegni e 18.000 litografie. Una visita coinvolgente, che ci occupa fino al primissimo pomeriggio, quando ci accomodiamo per rinfrancarci un po’ e per ripercorrere (come ci accade spesso di fare) i più svariati richiami della lunga casistica di avvenimenti che hanno interessato le ormai numerose e stravaganti nostre avventure di viaggio.
Si fa tardi, bisogna accelerare per arricchire l’elenco delle nostre visite e per avvertire gli amici che ci hanno propinato l’“OSLO PASS” che con noi non hanno fatto un grand’affare, dato che ne sfrutteremo proprio al massimo tutte le opportunità.
Si vira verso il porto, ma non si può fare a meno di intrattenerci con un italiano di Lucca che, in pensione, vive a Oslo per sei mesi all’anno. Lo incontriamo a seguito di una mia richiesta circa la giusta direzione e soprattutto di una sua simpatica risposta in puro toscanaccio:”andate di qui e giù!”. E’ l’occasione per scambiarci impressioni sulla vita in Norvegia, sulle sue maggiori attrazioni, sul clima, sulla tranquillità diffusa e sul generale benestare. Insomma, un simpatico toscano, innamorato della Norvegia, che però torna volentieri in Toscana e non soltanto per fare visita alla figlia e ai nipoti.
Si percorre uno stretto vicolo per discendere rapidamente alla più recente e impressionante opera realizzata nell’Oslo moderna: l’”Opera House”. Un complesso che impegna un’area consistente del lungomare, dove con il candido e scintillante marmo della nostra Carrara è stato realizzato un gigantesco teatro, uno spazioso centro congressi, insieme a sale destinate alle più svariate attività culturali. E’ stata utilizzata un’architettura “aperta” alla vivibilità collettiva, tanto che è possibile attraversare l’intera opera usando scalinate e percorsi intrecciati, che ci conducono sui parapetti più alti, dai quali è possibile spaziare sull’intero golfo. Siamo nei pressi della Fortezza, visitata il giorno precedente, con l’eccezione del Castello di Akershus, anch’ oggi però chiuso, pare a seguito di un intervento telefonico del Damis (ma sarà vero!?), intenzionato a dedicare il tempo residuo agli spazi dei viali, sui quali si apre il “Gran Caffè”. Il Damis, da storico diplomatico, ancora una volta ce l’ha fatta; complimenti per le tue autorevoli relazioni, anche nella speranza che, strada facendo, ci possano essere di qualche utilità.
Il Premio Nobel più prestigioso è indubbiamente quello intitolato alla Pace, almeno per tutti coloro che la Pace introducono con la lettera maiuscola. E’ il solo Nobel riservato a Oslo (quasi tutti gli altri sono assegnati a Stoccolma), giustificato motivo di grande orgoglio che si percepisce immediatamente visitando il nuovo Centro, posto lungomare, inaugurato nel 2.005 e dunque anche il museo più tecnologicamente avanzato di Oslo.
Una giornata intensissima, per la quale non resta che ricongiungerci con Antonia e Maria Teresa, direttamente allo storico e decantato “Gran Caffè”, luogo raffinato ed elegante che non a caso Sandra ha imposto come sede per la cena, in verità un po’ invidiosa di essere stata anticipata da Antonia e Maria Teresa, che già l’hanno scelto per la pausa pranzo. Uno spazio gradevolissimo e accogliente, smagliante nel raccontare e riproporci interamente la sua storia, con tavoli ancora “storicamente prenotati” da illustri personalità della cultura, a cominciare ovviamente da Henrik Ibsen, che qui era solito consumare la sua dose quotidiana di aringhe. Noi scegliamo, invece, un piatto a base di balena, e anche chi riesce ad apprezzarlo (è il mio caso) lo fa semplicemente, credetemi, per pura curiosità.
Con il nostro usuale 37 si torna in hotel, sia per un breve relax nell’ormai familiare sala caffè, sia per salutare le squisite ragazze della reception, davvero affabili in tutto, per poi rimetterci in moto, ancora con il super sfruttato 37, naturalmente approfittando dell’altrettanto super sfruttatissimo “Oslo Pass”, che davvero vi consiglio!
Raggiungiamo, intorno alle 21.00 (quando il sole è ancora alto nel cielo), la stazione ferroviaria, dalla quale si parte, in notturna, verso la città di Stavanger, cogliendo anche l’occasione di familiarizzare con alcuni giovani di Roma, che hanno scelto di viaggiare sempre e comunque in treno e sempre nottetempo. Bravi ragazzi! Così si fa, se vogliamo davvero conoscere il mondo e conoscerlo partendo dall’approfondire la comune vita quotidiana del popolo che ci ospita.
Un viaggio comodissimo, dove tutto funziona, fin quasi a renderlo un po’ noioso, senza imprevisti di sorta, se non quello di non poter disporre, da parte di Maria Teresa, delle pregiate federe che Papi Silvio le aveva messo a disposizione, l’anno passato, per la notturna San Pietroburgo – Tallin, giacchè quest’anno le ha tutte impegnate per il terremoto d’Abruzzo. Un vero peccato, ma pazienza, sarà per la prossima!

30 luglio

Ed eccoci a Stavanger, una vibrante città dove tutto è a portata di mano; anche il nostro Hotel, che dalla stazione raggiungiamo a piedi in appena venti minuti. Ci accoglie un’atmosfera tipica di un borgo a dimensione umana, da taluni addirittura più apprezzato dell’invidiata Bergen. Un piccolo quartiere, strade minuscole, strette e pedonalizzate, piccole case multicolori, dove aleggia forte l’odore delle alghe. Vivremo per due giorni al centro di questa combinazione, in un Hotel non particolarmente attrezzato, con l’eccezione dell’ottima colazione che ci consentono di consumare fin dal primo mattino. Evviva! Anche se più tardi Paola e Damis avranno a che ridire con una capziosa ragazza del servizio reception, una vera sgradita eccezione.
Il primo impatto è con l’ansa del porto, dov’è allestito un particolare mercatino del pesce. Poi la visita alla splendida Cattedrale, la Domkirke, che unifica architetture diverse: gotica, barocca, romana e normanna. Tutti ne siamo attratti, chi più dal colonnato, chi come Vanna e Pina dall’elaborato pulpito, insieme alla vetrata che rifrange alcuni dei passaggi salienti del calendario cristiano.
Dall’arte architettonica si passa al Museo che custodisce la vita e la storia economica della città, a partire dal trattamento, conservazione e commercio di una particolare sardina norvegese, il “brisling”, commercio di cui Stavanger è riconosciuta come capitale assoluta. Siamo nella Gamle, la vecchia Stavanger, dove si è presi dal forte odore di questa aringa particolare, un tempo esportata in tutto il mondo. Un Museo ben organizzato all’interno di una vecchia fabbrica, dove le sardine-acciughe-“brisling” sono ancora in vendita a mò di souvenir. Ci avventuriamo nel succedersi delle sale, finché in fondo a una di queste osservo un camino fumante, l’affummicatoio, che emana un appetitoso profumo, appunto di sardine. Mi faccio avanti insieme a Maria Teresa e Damis e quando siamo oramai di fronte, si scopre che stanno realmente arrostendo sardine. Una prova, ben inteso, che però comprende un piacevole assaggio. Non ci tiriamo indietro, naturalmente, così come naturalmente suscitiamo l’interessamento di tutto il gruppo. Se ne consumano diverse unità… e siccome il Museo sta per chiudere, ci viene proposto di incartare tutte quante le 60-70 residue, in due cartocci che consegnano a me e alla Pina. Una memorabile scorpacciata che rende il Museo ancora più “appetibile”. Anche il quartiere si presenta particolarmente accogliente, con le sue 150 piccole case di legno restaurate, con le sue graziose strade in selciato, esempio di quartiere operaio, recuperato all’uso e alla memoria di quella cometa che è stata la sardina norvegese.
Intorno alle 18.00 si torna in Hotel per una pausa, utile anche per contattare Silvia e le mamme, che per fortuna dicono di stare bene. La visita serale ai quartieri interni della parte storica mette in chiaro la vivacità di Stavanger, il suo patrimonio architettonico, la franchezza e l’energia della sua vita culturale, tanto da aver meritato il titolo di Capitale Europea della Cultura per l’anno 2.008. Il tempo, stasera, va dall’incerto al piovoso, anche se io e Sandra, insieme a Pina e forse a Paola e al Damis, non accettiamo di rinunciare a mettere in programma, l’indomani mattina, la visita allo spettacolare Preikestolen, il cosiddetto “Pulpito”, una terrazza che si eleva per 600 metri sul bordo del Lysefjord, offrendo (ci dicono) una spaziosa vista interminabile.
La cena (dato che il mercato del pesce, dove il Damis avrebbe voluto consumare il pasto serale, ha già chiuso i battenti) è intavolata in una tipica “brasserie”, lungo la passeggiata del porto. Una serata piacevolissima e anche utile per discettare, prima fra noi e poi fra noi e i camerieri, sul significato dei vari piatti propostici, specialmente a proposito delle varie tipologie di pesce, tanto varie da essere, in verità, tutte quante, più o meno, riferite al predominante “Bacalao”. E così, d’ora in avanti, il “Bacalao” sarà assunto come piatto principale di riferimento.

31 luglio

Durante la notte siamo più volte svegliati dall’imperversare di un’autentica bufera, sia di vento che di pioggia. Io e Sandra speriamo fino al mattino, ma quando alle 7.00 scrutiamo dalla finestra l’intermittenza del violento temporale, siamo costretti, a malincuore, a riporre ogni speranza di salire il Preikestolen, una delle meraviglie della Norvegia. Siamo amareggiati, anche se a conclusione del viaggio riusciremo, per quanto a malapena, a farcene una ragione, soprattutto per il fatto che, in realtà, si è trattato dell’unico impedimento imposto dalle cattive condizioni del tempo. Per il resto si è mostrato abbastanza garbato, se si pensa che tutti ci avevano avvertito della sua generale inclemenza, sia per il freddo, sia soprattutto per la pioggia. Noi abbiamo dovuto scontare soltanto (anche se si è trattato di un “soltanto” pesante) questa temporalesca mattinata stavangeriana.
La Norvegia è tante cose, ma i fiordi ne sono l’anima, senza dubbio l’attrattiva più spettacolare. Attraverso i fiordi si svelano fantastici scenari: l’acqua domina gli sfondi più diversi e si può godere la Norvegia più selvaggia, più incontaminata e maestosa. Le cascate sembrano dare luminosità ai fianchi scuri della montagna e il loro fragore sembra salutare la nostra presenza. Approfittiamone! Malgrado il tempo, si salpa per una lunga penetrazione lungo il Lysefjord, salendo su un battello già in partenza, dove nessuno ci chiede di presentare il biglietto, che dunque evadiamo, quasi a ricompensa della cattiva stagione. Matureremo altre esperienze, ma questa costituisce l’incipit, la scoperta dell’imprevedibile, la gioia di godercela a dispetto di tutto e di tutti, anche del Damis, pronto a giustificare questo tempo come assolutamente naturale, giustappunto per la sua piovosità. Ed è così che, malgrado la pioggia, si sale sulla terrazza del battello, dove Sandra improvvisa messaggi poetici intitolati alla “pioggia che danza”. Un percorso dall’incanto indefinibile, costellato da perle nascoste che non possono che catturare la curiosità di ognuno. E adesso tocca a Sandra!

Accarezzo
Sbatto e
Penetro
Quella rocciosa immobilità
Mi burlo di quel vento
Arruffone e inconcludente
Mi faccio musica e tulle ballerino
Spruzzo latteo di vita
Nel plumbore di un mare
Dimentico di azzurri
Nell’indifferenza di un cielo
Che si bea di argentee fragranze
Mentre la sua pioggia, invidiosa,
batte livida e sferzante
senza ricevere applausi…

S. L.

Si rientra nel primo pomeriggio, quando il tempo è tornato clemente. Restano ancora un paio d’ore prima di partire per Bergen; c’è la voglia di sfruttarle al massimo per visitare il Palazzo Ledaal, posto sulle colline intorno al porto, oggi riservato a dimora estiva della famiglia reale.
Abbiamo giustamente deciso di attraversare la Norvegia utilizzando i mezzi pubblici; dopo il treno tocca al battello, che stasera ci condurrà a Bergen, partendo alle 16.30. Si raggiunge ancora una volta comodamente a piedi; il biglietto ci viene riconosciuto per tutti (per alcuni bluffando) come “senior”, dunque pagato a metà prezzo.
Il sole è ancora alto e ci consente di spaziare lungo le coste, che attraversiamo per immagazzinare esclusivi paesaggi mozzafiato. Rocce scoscese, impetuosamente scavate da corsi d’acqua repentini, capaci di circuitare movimenti zampillanti, confusi con l’esalazione di dense nebbie scintillanti.

E’ il vento a dominare

Buffetta, charmant
Accarezza, sornione
Schiaffeggia, beffardo
Gioca
Increspa trine d’acqua
Scompiglia ricordi e svela segreti
Dissotterra memorie nascoste
ma si burla di quelle nubi impiccione
Origlianti ogni minimo sussurro

S. L.

Ancora una volta registriamo un’ottima prova dei trasporti pubblici, che in orario perfetto ci conducono a Bergen alle 21.30. L’Hotel è già stato prenotato dalla paziente Agenzia di Paola e Alfiero, che è riuscita a ottenere anche un discreto sconto… e così una doppia (colazione compresa) ci è assegnata a 900 korone, corrispondenti a 110 euro.
E’ già abbastanza tardi, il sole ci ha abbandonato, sono quasi le 23.00, ma insieme ad Antonia, Paola e Damis ci rechiamo in una vicina pizzeria per conquistare la mezzanotte, con qualche spicchio di pizza, che consumiamo con un’ottima birra.

1 agosto

Siamo all’Hotel Steens, sulla collina, in un incantevole edificio che spira fascino d’altri tempi, specialmente per le vetrate policrome della sala da pranzo. Abbiamo prenotato per tre notti, ma siccome resteremo a Bergen per quattro, l’ultima la passeremo nell’attiguo Park Hotel, garbatamente prenotatoci dalla bella e giovanissima, solare e intraprendente Miss Tea, che governa la reception con indiscutibile efficienza.
Durante la colazione si definiscono i tratti salienti del programma e scontatamente viene affidato, senza neppure svolgere un’apposita gara d’appalto, all’Agenzia di Paola e Alfiero (oramai costituita formalmente con tanto di atto notarile registrato, anche se in rigorosa e incomprensibile lingua norvegese) il compito di provvedere al disbrigo di tutta quanta l’organizzazione, mentre tutti gli altri, comodamente, cominciano a perlustrare questa incantevole città. Ci rechiamo direttamente all’Ufficio Turistico e in quattro e quattr’otto si svolgono tutte le commissioni affidateci, compreso l’acquisto della “Bergen Card”, che sfruttiamo subito per conquistare, con la funicolare Floibanen, il Monte Floyen, godendoci una vista fantastica sull’intero golfo, circondato da sette colli e sette fiordi. Poi si ridiscende e così siamo al centro di una città dai fregi internazionali, con forti tradizioni storiche, ma anche con l’atmosfera di una cittadina a misura umana, dove si combina idealmente l’incontro fra natura e cultura.
Bergen è una città dove è possibile lamentarci soltanto del fatto che il soggiorno non sia durato più a lungo: l’attrazione principale è senza dubbio la città stessa. Ecco che allora non ci è consentito di lasciare tempo in mezzo, malgrado sia forte la voglia di intrattenersi ad osservare, a scambiare considerazioni, a ingentilirci l’animo con le musiche eseguite per strada, a pulsare le sensazioni promosse da questo spettacolare angolo di fiordo che penetra in città e permette l’attivazione di un vero e proprio porto casalingo.
Partiamo, bando alle chiacchiere e alle distrazioni, anche perché oggi, contrariamente alle previsioni che danno Bergen come la città più piovosa del mondo, è tempo bello. Il primo Museo è il Bryggens, l’archeologico dove sorse il primo insediamento. Non genera troppo entusiasmo, anche se una mostra permanente documenta bene la storia della città. Nella zona è ubicata anche la Torre Rosenkrantztarnet che visitiamo per dominare un suggestivo panorama, attraverso la sua ronda e i suoi merli; poi tocca alla sala delle cerimonie, la Hakonshallen, fatta costruire appositamente, a metà del XIII secolo, per il matrimonio del figlio del re, mentre oggi resta il più grande edificio medievale della Norvegia.
Correre, correre, anche se la Maria Teresa preferirebbe un andamento più soft. La Pina e la Vanna sono, invece, sempre in prima fila, questa volta in direzione Villa Damsgard, appena fuori dal centro, il più bell’edificio rococò in legno della Norvegia. Purtroppo arriviamo quando sta per chiudere e così riusciamo a visitarne (con mancia, che personalmente non avrei acconsentito, dato l’atteggiamento indisponente della ragazza-custode) soltanto una piccola parte, anche se tutto il giardino. La mia agitazione, questa volta, non premia alcun risultato e dunque non resta che condividere con Paola e Damis il “meno male”che qualcosa si è potuto visitare. Quando si dice della disponibilità ad accontentarsi!
Si torna sul porto, dopo esserci suddivisi i compiti ancora da soddisfare. Al Damis tocca, ovviamente, quello di informarsi sul menù proposto all’interno del mercato del pesce, agli agenti Paola e Alfiero quello della prenotazione del circuito verso Flam, a Maria Teresa e Antonia quello di rilassarsi ascoltando un concerto in piazza, a Sandra, Vanna e Pina quello di aggirarsi per negozi. Ma alle 19.00 siamo però tutti seduti intorno a un tavolo all’aperto, dove un paio di ragazze e un simpatico signorotto, stile napoletano, ci consigliano e ci preparano ottimi piatti di pesce, privilegiando naturalmente il “bacalao”, servito in crogiolante frittura. Ottima e abbondante la qualità, ottimo anche il prezzo, che non supera 20 euro a persona.
Rientrati in Hotel, mi leggo sul Corriere delle Sera le scaramucce fra D’Alema e Franceschini a proposito del prossimo congresso del Partito Democratico, mentre Sandra legge e risponde ai messaggi che da Itaca ci inviano Carla e Gigi, antichi compagni di viaggio, quest’anno distratti da altri lidi.

2 agosto

Vi ho introdotto Bergen, senza ancora parlarvi del Bryggen (che si traduce in “molo”): il quartiere storico, quello per cui in più occasione si sono mobilitati per impedirne la demolizione, oggi riconosciuto patrimonio universale dell’UNESCO. Si affaccia direttamente sul porto con i suoi 58 edifici rigorosamente catalogati, costruiti in legno dopo l’incendio del 1.702, seguendo però l’impianto originale del XII secolo. Le facciate caratteristiche richiamano la nostra attenzione, sia inondate dal sole della sera, sia bagnate dalla pioggia. Facciate dipinte con colori vivaci o morbide tinte pastello. L’impressione più forte si prova quando ci immergiamo all’interno dei suoi vicoli, quasi dei porticati, quando ci sentiamo come circondati da avvenimenti storici di altri tempi. E’ qui che in prima battuta si visita il Museo Anseatico, che documenta perfettamente il mondo dei suoi commercianti. Antonia e Vanna sono le più documentate in proposito e dunque ci guidano attraverso il lungo percorso. E’ la storia che parla e ci dice che già a metà del 1.300 il Bryggen ospitava uno dei quattro uffici esteri anseatici più importanti, con 2.000 residenti quasi tutti tedeschi. Tra gli altri prodotti, importavano grano ed esportavano pesce essiccato. Così sarà per ben quattro secoli, fin quando nel 1.899 la Lega chiuse i propri battenti.
Oggi è domenica, dunque anche l’occasione propizia per visitare la Chiesa più antica, la Mariakirken, dove assistiamo alla cerimonia di un battesimo e dove possiamo apprezzare splendidi affreschi e un originale pulpito barocco, donato dai mercanti della Lega Anseatica nel 1.676. Gli scopi del nostro intrattenimento in questa Chiesa sono però anche altri: c’è chi intende partecipare alla santificazione della festa domenicale e chi cogliere l’occasione per un sincero ringraziamento a chi ha voluto, generosamente, garantirci un clima e un tempo così clemente da essere considerato totalmente “innaturale” dal nostro carissimo compagno, di lotta e di governo, che risponde al mitico nome del Damis, al quale questa volta mi guardo bene dall’ esprimergli solidarietà.
Quando oramai scocca il mezzodì, si prende la direzione del Gamle Bergen, uno storico museo all’aperto che ripropone una sorta di borgo a suo tempo vissuto, dove sono riprese le varie fasi e i vari momenti della vita in comunità: il villaggio, la chiesa, i negozi, la scuola, dove Sandra trova addirittura riportata su una lavagna la famosa operazione 2 + 2 = 4, che da sempre (chi la conosce lo sa bene) lei considera non corretta, perché non creativa e sopratutto perché nessuno ha ancora spiegato come non possa fare 5. Non chiedetelo a me, che di Sandra sono marito!
Il parco che accoglie il borgo è attraversato da un percorso saliscendi, verde e ombreggiato, dove Maria Teresa, Vanna e Pina si rilassano a più riprese, anche per meglio fissare i sorprendenti scorci che si scoprono e si intromettono dietro qualsiasi angolo del nostro circuito. Sandra e Antonia sono invece affascinate dalla rigogliosità dei numerosi roseti, mentre il Damis si trastulla alla ricerca di un cetriolo da consumare durante la cena che, anche stasera, ci faremo allestire sul porto, al mercato del pesce.
Il pomeriggio lo trascorriamo con ampia autonomia: Antonia e Maria Teresa si attardano in città, Damis, Paola e Vanna prendono la direzione della residenza di Edvard Grieg, il più grande compositore della Norvegia, mentre con Sandra e Pina si visita la strada dei musei d’arte, lungo il lago Lille, dove abbondano le collezioni di pittura norvegese e internazionale: Munch, Mirò, Picasso, Kandinsky, Paul Klee e altri ancora. Poi anche noi raggiungiamo la residenza di Grieg (dove visse fra fine ‘800 ed inizio ‘900), composta da un parco spettacolare, su una penisola lussureggiante presso il romantico lago Nordasvatnet, insieme a numerose sale e a un centro di documentazione che raccoglie tutte le sue possibili connotazioni. Purtroppo il tempo è bizzarro, ma ne vale la pena. Ci raggiungono anche Antonia e Maria Teresa, mentre la ricomposizione integrale del gruppo si avrà più tardi, naturalmente sul porto, ovviamente al mercato del pesce, dove soltanto Sandra rifiuta un ottimo piatto di “bacalao” fritto e dove, finalmente, il Damis furoreggia per l’atmosfera piovosa, tipica di Bergen.
Giornata piena significa non demordere e approfittare di ogni opportunità, compreso un allettante concerto di organo, che si tiene nella Cattedrale, con musiche di Brahms, Madsen, Franck e altri autori contemporanei. La passeggiata di rientro serve per scambiarci opinioni circa il programma dei prossimi giorni, ma anche per sottoscrivere un nuovo contratto con la rispettabile Agenzia di Paola e Alfiero, incaricata di organizzare il programma per la visita alla città di Alesund.

3 agosto

Le numerose tappe di questo 3 agosto non potranno che restarci impresse per sempre nella memoria, sia per l’articolato viaggio condotto rigorosamente con i vari mezzi di trasporto pubblico, sia per le eccitanti impressioni ricavate durante la lunga giornata. Si parte alle 8.00 con un treno che ci conduce, in poco più di un’ora, nella quiete della città di Voss: qui sostituiamo il treno con l’autobus per scendere in quel di Gudvangen, per salire poi sul battello che ci conduce nella mitica cittadina di Flam, attraversando il maestoso Naeroyfjorden, il fiordo più angusto del mondo. Ci offre una natura dalla bellezza suggestiva e impressionante, con i suoi paesaggi selvaggi, le sue cascate fra le più spettacolari della Norvegia, le sue montagne che rubano letteralmente l’attenzione, tanto da essere proclamato dal National Geographic Magazine come una delle mete turistiche più straordinarie del mondo ed essere riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’intera Umanità. Il percorso è interamente vissuto sulla terrazza, con intensità e commozione, attenti a penetrare tutte le possibili e gradevoli sorprese accantonate dietro ogni curva…

…e allora mi sono buttato
io non io
mi sono fatto altrove
nello specchio di me
mi guardo e sono
specchiante specchiato
in spaziosi sponsali…

S. L.

E poi siamo a Flam, che registro come una delle mete di confine, un po’ alla pari (mutatis mutandis) del cileno “San Pedro de Atacama”. Un punto di arrivo, dove una sosta è obbligatoria per consumare un caffè e nel caso dei titolari della ormai “ricercata” Agenzia Paola e Alfiero, per ricevere un commovente omaggio da parte del gruppo: un particolare accendino per Paola e un CD di Grieg per Alfiero. Grazie, grazie davvero, inconfondibili amiche ed amico.
Si giunge a Flam per apprezzare tutto quanto, ma anche e soprattutto per ripartire attraverso la spettacolare Flamsbana, la linea ferroviaria più ripida del mondo, inaugurata nel 1.940, dopo venti anni di lavori e dopo tanta abile ingegneria. Con partenza dal fiordo, la ferrovia serpeggia lentamente, salendo lungo la tortuosa valle fino a raggiungere l’altopiano, dopo un’arrampicata estrema di quasi 900 metri, lungo ripidi pendii, fiumi che scorrono attraverso stretti crepacci, cascate che spumeggiano a picco dai lati delle montagne con le cime innevate, attraverso ben venti tortuose gallerie. Una scenografia irripetibile, sublime di fronte alla grandiosa cascata Kjosfossen, quando il treno si ferma per consentirci una spettacolare contaminazione con le musiche e i canti che una misteriosa ragazza, come sopravvissuta alle onde fragorose della cascata, magistralmente ci indirizza. Un’avventura unica, dove tutto si prova come avvenimento speciale, perché siano scavati fiordi profondi anche nel profondo del nostro cuore. Poesia, poesia … e ancora poesia!

Dicono che avesse occhi di profondità marine
Dicono che avesse voce di tempesta piangente

Appariva al primo apparir della Luna
A incantar gli spiriti più inquieti
Anelanti gli anfratti dell’infinito
Catturava la musica del vento
Per disperderla nelle disarmonie del mondo

Dicono che fosse urlo di mare ferito
Dicono che fosse spuma di tulle sfrangiato

Succhiava le traversie del mondo
Per fecondarle e vomitartele addosso
Appena abbassavi un po’ la guardia…
Lievitava gli incubi della notte e
E si ingozzava degli ultimi sogni del mattino

Dicono che gli occhi si facessero di vetro al solo sguardo
Dicono che i cuori si facessero di sasso al solo anelito

S. L.

Raggiunta puntualmente Myrdal (dove ha termine la Flamsbana), riadottiamo il treno per riconquistare Bergen, in tempo per riaggiustarci all’ormai familiare mercato del pesce, dove i più continuano a consumare l’altrettanto familiare menù a base di pesce, appena pescato, abilmente cucinato in croccante frittura.
Siamo strafatti e tuttavia nessuno rinuncia all’idea di visitare il quartiere limitrofo al nostro Hotel Park, anche se l’ora tarda ha già comportato la chiusura della maggior parte dei monumenti presenti. E così, poco dopo le 21.00 siamo già pronti per i nostri comodissimi letti, rimasti trepidamente in attesa.

4 agosto

La stazione dei pullman è attigua a quella ferroviaria, a qualche centinaio di metri dal nostro Hotel. Si raggiunge a piedi, ben scortati da panini imbottiti, preparati in sala colazione, necessari per conquistare senza problemi il lontano appuntamento con la cena. Ancora una volta si prova l’ottimo servizio pubblico, stamani ulteriormente confermato da un pullman che oltre ad essere comodissimo di suo, lo è vieppiù giacchè quasi vuoto. Il costo del biglietto ci è consentito come riservato ai “seniors”, dunque a prezzo dimezzato e pari a 403 korone (quasi 50 euro).
Il percorso sarà lungo, ma ricco di fascino, intercalato da paesaggi diversi, interrotto da numerosi attraversamenti di fiordi.
Salutata Bergen, la prossima tappa è Oppedal, per attraversare poi l’ormai familiare Sognefjord (il più lungo del mondo con i suoi 204 chilometri) e per giungere al villaggio di Skei, noto come meta per pratiche rafting. Il paesaggio continua ad attrarre la nostra attenzione; nessuno si annoia, specialmente quando si torna ad attraversare il Nordfjord, dove esploriamo una natura magica e pura. La città più significativa è Stryn, che sta crescendo per diventare una piccola capitale turistica, soprattutto per le sue opportunità naturalistiche, attraverso le fertili valli e i molteplici sentieri che si inerpicano per caratterizzare suggestive escursioni montane. A metà pomeriggio, attraversato il Storfjorden, siamo alla periferia di Alesund, dove abbiamo riservato l’attrezzatissimo Scandic Hotel. Breve sosta e partenza per una prima immersione nel cuore della città, attraverso la passeggiata centrale.
Alesund deve assolutamente essere inserita nel programma di un viaggio in Norvegia. Una città da vivere intensamente, camminando fra la sua gente, lungo le passeggiate che costeggiano e attraversano i canali, offrendo contrasti non facili da dimenticare. E poi, l’eccellenza della sua Art nouveau, che la rende assolutamente unica per l’armonico insieme architettonico. Ne riparleremo domani, stasera vogliamo soltanto sbizzarrirci, chi rilassandosi in qualche sfizioso angolo del centro storico, chi immaginando percorsi avventurosi per visitare altre mete favolose, chi preoccupandosi di programmare i prossimi passaggi, compito che tocca naturalmente alla scontata Agenzia Paola e Alfiero, che peraltro opera a buon mercato, anzi: gratis.
Stasera consumiamo un’abbondante cena al buffet dell’Hotel, dove con 230 korone (25 euro) si possono provare decine di piatti diversi. Un’occasione da non perdere, anche perché servita in un panoramicissimo spazio affacciato sul mare, con il sole che ancora si incarica di accompagnare le nostre fantasie. L’organizzazione è perfetta, improntata su servizi attenti al rispetto ecologico, che fanno accendere una rumorosa discussione fra noi su quanto, in Italia, sia promossa o meno l’educazione ambientale.
Anche se il sole continua a illuminarci, soltanto Antonia, Pina e Vanna decidono per una lenta passeggiata, mentre io e Sandra ne approfittiamo per chiamare Silvia e riscontrare che tutto vola al meglio.

5 agosto

Il sole, che per quasi tutta la notte ha tentato di filtrare attraverso le ampie finestre, ci richiama all’ordine di buon mattino, pienamente consapevole del gran daffare che ancora ci attende. La colazione è copiosissima, molto al di sopra di quanto necessario per bypassare la scadenza del pranzo. Oggi tocca alla città e in prima battuta alla graziosa Brosundet, la pedonale che attraversa l’intero baricentro storico. Il Damis, insieme a Vanna e Pina, si distrae a osservare tipici aspetti di vita fortemente vissuta, mentre con Sandra e Paola incontriamo due coppie di giovani d’Italia, arrivati in crociera, particolarmente affascinati dai nostri racconti e soprattutto dalle modalità di un viaggio (il nostro) improntato alla massima autonomia, contrariamente alla rigorosità dei tempi e delle regole imposte dalla crociera.
Antonia e Maria Teresa prospettano l’idea di un tour organizzato per visitare il Geirangerfjord, idea che mi assumo la responsabilità di coltivare, ma con una soluzione particolare, scartando subito l’ipotesi di ricorrere a un’Agenzia diversa da quella ormai sperimentata di Paola e Alfiero.
Intanto, però, c’è da dedicare tempo, doveroso e meritato, ad Alesund. Una città totalmente ricostruita dopo l’incendio del 1.904, che la ridusse in cenere divorando oltre 800 edifici. Da qui l’architettura sorridente, in tipico stile Art nouveau, omaggio di architetti che all’epoca giunsero da tante parti d’Europa, riuscendo a ricostruirla in appena tre anni, grazie anche al determinante aiuto dell’imperatore tedesco Guglielmo II, che tanto si adoperò, pur non riuscendo a battere i tempi “abruzzesi” del nostro Presidente “Berlusca”.
Visitare Alesund significa viverla dall’interno, attraverso i vicoli tortuosi, la miriade di torri e cuspidi di ornamento, i suoi gioielli che si affacciano sui canali e che puoi godere passeggiando serenamente lungo la Kongens gate, la Kirkegata e la Storgata.
La visita al Jugendstil Senteret ci introduce in uno degli edifici più caratteristici, con la vecchia farmacia, inaugurata nel 1.907 e oggi dichiarata monumento nazionale. Insieme alle sale si apprezzano i mobili esposti, gli oggetti in vetro, in ceramica, in argento e porcellana, che attraggono l’attenzione soprattutto di Vanna, Pina e Maria Teresa. La visita del Sunnmore Museum si rivela, invece, un po’ scontata, malgrado gli oltre cinquanta edifici antichi, qui trasferiti da altre località della Norvegia.
E poi, sta irrompendo la vogliosa attesa di salire sulla collina di Aksla. Antonia e Maria Teresa la raggiungono in taxi, gli altri ne conquistano l’apice dopo 418 scalini. Io e Damis inganniamo parte del tempo raccogliendo funghi e soprattutto ragionando dell’ipotesi di visitare quanto prima l’Albania, dove il compagno (questa volta più di governo che di lotta) ha svolto per tanti anni la sua diplomatica missione consolare. Il panorama è unico!
E qualora vi avessi già parlato di panorami unici, vi autorizzo a fare loro un po’ di sconto e a considerare questo come davvero unico: si possono ammirare contestualmente la costa e le isole, i fiordi che serpeggiano dolcemente per inoltrarsi verso le Alpi di Sunnmore, insieme alle montagne ricoperte di neve.
Una sintetica riunione di gruppo, una di quelle fatte appositamente per assumere urgenti decisioni, delibera, senza voti contrari, di fare propria una mia idea, già preliminarmente condivisa con la socia Paola: e se affittassimo un pulmino per raggiungere Trondheim (la prossima tappa) attraverso un circuito speciale, della cui specialità soltanto domani potremo renderci compiutamente conto? Paola accende la sua ennesima sigaretta e si parte decisi verso l’ufficio informazioni. Uno straordinario giovane riesce, in tempo reale, a soddisfare ogni nostra richiesta, addirittura ottenendo un discreto sconto sulle tariffe ordinarie, per corrispondere un po’, lo avrete inteso, a una nostra mania. Orgogliosa è la sua passione, la voglia di mettercela tutta, di risolvere comunque il problema. Forte è la simpatia che il giovane promana, tanto che decidiamo di offrirgli una mancia, mancia che prontamente rifiuta, incentivando così i nostri sentimenti di riconoscenza. In appena un’ora l’operazione è compiuta, compresa la determinazione dell’itinerario, delle sue tappe e dell’orario di arrivo a Trondheim. La felicità di tutti si taglia a fette, a partire da Maria Teresa e Antonia, che avevano prospettato un tour organizzato, dimostrando, insieme a Pina e a Vanna, incondizionata fiducia nell’ormai sperimentata Agenzia Paola, lineetta, Alfiero, pur non essendo ancora in grado di immaginare fino in fondo la struggente spettacolarità che l’indomani ci attende.
La soddisfazione è rafforzata dalla riprova della cena self-service, propostaci dal nostro hotel. Poi usciamo tutti insieme, anche allo scopo di smaltire parte dell’ingerito, stasera particolarmente abbondante per aver (i più) saltato il pranzo. E ancora una volta si aggraziano gli animi, sia con il lento passeggiare sulle rive dei canali, sia con i tentativi ben riusciti di ricongiungerci con quella parte di famiglia rimasta in Italia: figli, genitori e nipoti.

6 agosto

Mentre i fortunati sfaccendati si distraggono nel raccogliere le valigie, io e Paola ci precipitiamo, di buon mattino, a ritirare il pulmino, che un giovane espertissimo, Andrea, ci consegna in un baleno, dopo aver controllato attentamente ogni particolare circa le sue condizioni di salute. Siamo pronti, si parte, felicissimi per l’attesa avventura, ma anche misurando una qualche nostalgia per dover lasciare una città particolarmente accogliente e familiare. Sono posto alla guida in direzione del Geirangerfjord, che non avremo potuto permetterci di non inserire in programma.
Dopo due ore siamo a Hellesylt, in anticipo rispetto alla partenza del traghetto e in tempo per dare un’occhiata a questo vecchio porto vichingo. Un piccolo fiordo sinuoso che qualcuno apprezza come il più bello (anche se sfuggono i criteri di valutazione). Sicuramente molto particolare, stretto da un paesaggio che l’obbliga a curve e ramificazioni che danno l’idea di un vero labirinto, offrendo però anche lo spazio per un respiro scenografico alle sue montagne alte e a strapiombo, dove si succedono cascate impetuose. E poi tocca alla poesia, alla storia delle cascate delle “Sette Sorelle” e del loro “Eterno Pretendente”, del loro matrimonio celebrato proprio al fresco di queste acque dove, strada facendo, si ammira la superba “Velo della Sposa”, che inscena una sorta di canto all’acqua e alle sue forme discendenti. Non so se sia davvero il più bello, certamente impressiona il complesso delle sue perle naturalistiche, che tutti ci godiamo estasiati, fissi sul ponte, anche per centrare l’attenzione sulle fattorie che l’uomo ha voluto qui abbarbicare, come aggrappate ai pendii dei lussureggianti davanzali, quasi come in competizione con questo singolare paesaggio creato dalla natura. Sandra non sa resistere e ci incanta con …

Cammina, cammina, cammina…
Allora mi sono decisa:
era così accogliente quella culla di linfa
che ho pensato all’adagio di un momento,
solo un momento…
lasciatemi almeno un indugio!
Ho seminato quel ciuffo di nubi
Ciarliere e incostanti
E mi sono abbandonata in quell’abbraccio
Non sapevo se di cielo o di mare
Se azzurro, argenteo o smeraldino
E mi sono appisolata nel silenzio di questo anfratto
Interrotto da gridolini di trolls
Beffardi e inaffidabili
… ma li perdono, li perdono!
Purché mi lascino nell’accoccolio di questo mio altrove…

S. L.

Nel primissimo pomeriggio si sbarca a Geiranger, pittoresco villaggio, un po’ troppo invaso da turisti, non a caso il fiordo che per primo si è incaricato di attrarne, già a partire dalla metà del XIX secolo. Anche noi gli dedichiamo del tempo, sia per curiosità, sia per intrufolarci nei meandri del porticciolo, che occupa un’ eccellente posizione, incastonato proprio in fondo al fiordo, dove si incastrano le ali delle massicce montagne.
C’è una decisione da assumere, a proposito del percorso da qui a Trondheim. Accetto democraticamente che se ne discuta, senza però sprecare più di dieci minuti. Le attese sono troppe, decido per l’itinerario più complicato, sapendo però di incontrare l’unanime apprezzamento. Sarà esattamente così! Si prende la strada per Andalsnes, attraverso la mitica “Trollstigen”, una vera icona nazionale. Appena si dà corso alla scalata della montagna si percepisce istantaneamente il motivo degli indiscutibili riconoscimenti riservati a questo vero e proprio tesoro nazionale. Il numero dei punti panoramici è incalcolabile, così come è incalcolabile la forza dei suoi tornanti. Tornanti numero 11, per salire lungo il fianco della montagna fino a Stigrora, quasi a 1.000 metri di altezza, prima di attraversare il grandioso ponte roccioso sopra la cascata di Stigfosse e prendere la discesa verso la vallata che conduce ad Andalsnes. Una strada scavata nella roccia, un altro capolavoro dell’ingegneria. Ci fermiamo in due punti panoramici strategici; in uno si incontra una coppia di Ancona che, guarda la combinazione, sono amici della signora Itala, sorella del nostro amico Italo, detto Pacino di Certaldo Alto.
Le impressioni sul paesaggio sono impossibili da descrivere, anche se Sandra l’aggettiva come lunare (pensando, forse, alla sua prossima edizione di Griseldascrittura, dedicata appunto alla Luna), c’è chi introduce il fiabesco, chi l’irreale, chi l’emozionante, mentre il Damis preferisce definirlo: divinamente dantesco.
La strada è ancora lunga, bisogna accelerare, anche se sarebbe stato giusto sostare lungo il percorso per immergerci nella natura dei parchi floreali, specialmente nei pressi di Dombas e Oppdal, dove si sarebbe potuta apprezzare anche la pratica del Rafting o di una escursione Safari. Ci sarà una seconda volta? Non ve lo prometto, anche perché le promesse vanno assolutamente mantenute.
Gli ultimi chilometri sono affidati al Damis, che speditamente ci conduce al “P Hotel”, già diligentemente prenotato dalla Paola. La consegna del pulmino si risolve dopo qualche iniziale complicazione, per il fatto che gli uffici sono già chiusi. Poi tutti a cena in una vicina “brasserie”, allo scopo di ripercorrere e commentare i passaggi più toccanti di questa intensa giornata, ma non di meno per rifocillare lo stomaco, da troppe ore lasciato in attesa di qualche prelibatezza. E per dare corso al sonno, stasera, non v’è proprio bisogno di alcun coadiuvante. Buonissima notte a tutti!

7 agosto

La colazione ci è servita appesa alla porta della camera: un paio di sandwich, una frutta, un succo e qualcos’altro che non ricordo; mentre la Pina, gentile come sempre e come sempre mattiniera, si preoccupa di omaggiarci con alcuni quotidiani nostrani, editi appena il giorno precedente. Insomma, cosa pretendere di più per dare avvio a una brillante giornata, fatta di arte e cultura? Non saprei proprio, davvero!
Non si può che partire dalla notissima Cattedrale di Nidaros, universalmente acclamata come la prima meraviglia architettonica della Norvegia. Santuario nazionale, costruita sulla tomba di Sant’Olav, intorno al 1.100. Ci concediamo un’ora per la visita, in modo che ognuno sia libero di soffermarsi di fronte alle componenti che più muovono il proprio interesse, a partire dal prezioso organo, che peraltro più avanti avremo modo di apprezzare, quando intonerà per tutti un concerto di raffinata musica. Le nostre maggiori esperte di lingua inglese (Antonia, Vanna e Paola, senza voler far torto, alle altre, naturalmente) sono incaricate di seguire più da vicino alcune spiegazioni che le guide dei gruppi organizzati stanno offrendo ai loro clienti. Bisogna arrangiarsi e noi ci arrangiamo. E così comprendiamo di più la storia dell’altare, del rosone, delle sue varie influenze, degli incendi e delle ricostruzioni.
La Cattedrale è posta quasi sul fiume che attraversa la città, dove Vanna, Maria Teresa e Antonia si concedono una pausa; mentre gli altri si raccolgono su alcuni sgabelli di fronte alla Cattedrale, anche per consumare qualche residuo della sopra descritta colazione e comunque per goderci un tiepido sole e per scambiare impressioni con alcuni giovani, soprattutto con un fiorentino dell’Osmannoro, tale Michele, che sta facendo il giro dell’intera Norvegia, viaggiando da solo, con mezzi pubblici o di fortuna. Avanti ragazzi, avanti tutta: le prospettive sono vostre, approfittatene con giudizio.
La tappa successiva è la Fortezza, non prima però di aver accolto l’invito di Sandra, Pina e Maria Teresa di sostare in un bar, sotto il “Gamle Bybro”(il “Vecchio Ponte”), per un caffè. La Fortezza Kristiansten si raggiunge salendo una dolce collina, collina che potrebbe essere conquistata, se dotati di bicicletta, utilizzando un’apposita e speciale funicolare (per biciclette, appunto), unica in tutto il mondo. Costruita dopo il grande incendio del 1.681, si erge per vigilare l’intera città e per offrire una fantastica vista anche dei dintorni. Purtroppo è nota anche per essere stata usata, durante l’occupazione tedesca, come luogo di tremende esecuzioni. Io e il Damis curiosiamo lungo le mura di recinzione, mentre le signore sono più attratte dalle movimentate cerimonie in corso, a partire da alcuni festeggiamenti matrimoniali. Poi è la volta di Sandra, che incanta Maria Teresa, Antonia e Vanna con la recitazione di una sua speciale poesia, ispirata proprio dalla luminosità dello spettacolo offerto dal panorama della Fortezza.
E quando si riprende la discesa, si assume la direzione dei quartieri storici, o meglio operai, quali il “Mallenberg” o il “Bakklandet”, oggi straordinariamente riqualificati, aree pedonalizzate dove trascorrere momenti di pura tranquillità, attraverso pungenti edifici colorati a tinte forti, come direbbe Sandra.
A metà pomeriggio non si può che accordare la scontata manifestazione di interesse del Damis di visitare il mercato del pesce che, purtroppo, troviamo in via di chiusura. Il gruppo prende, allora, direzioni diverse: chi dell’hotel, chi del centro città, chi di qualche museo. L’appuntamento per la cena conferma, stasera, appetiti diversificati: io, il Damis, la Pina e Maria Teresa, propendiamo (eccezionalmente) per una prova di pizza, giustappunto per provare, mentre le altre compagne insistono per un ristorante adocchiato sotto il “Vecchio Ponte”. Siamo quattro e quattro, ma il gruppo tutto al femminile (del quale, ahimè, sono costretto a non poter far parte) ha, naturalmente, la meglio sull’altro (quando si dice delle pari opportunità, amici miei!) e dunque non resta che incamminarci verso il “Chablis”, per fortuna apprezzabilissimo ristorante, dove la Vanna, insieme a non ricordo chi, riesce a farsi servire un ottimo piatto a base di carne di renna.
La passeggiata che piacevolmente si avvia nel dopocena ci instrada verso il cuore della città, da stasera (e per i prossimi giorni) letteralmente invasa da un eccezionale raduno di auto d’epoca, eccezionale sia per le diverse migliaia, sia per le insolite e curiose carrozzerie. Una festa che coinvolge l’intera comunità, anche perché alimentata da altri appuntamenti di piazza, a partire da un ritmico concerto rock, capace di appassionare chicchessia ed in particolare la giocosa gioventù.
Stasera è una splendida giornata di sole, che ancora alle 22.30 rischiara il cielo turchino, mentre a noi non può che essere richiesto di avvicinarci alle rispettive camere da letto, ormai strafatti dall’intenso su e giù per i vari quartieri della città. E domani sarà un altro giorno!

8 agosto

Una giornata finalmente rilassata e rilassante. Lentamente, lentamente, lentamente si raggiunge lo “Stiftsgarden”, il più grande Palazzo in legno dell’intera Scandinavia, ma soprattutto dimora della Famiglia Reale in Trondheim. Una visita guidata particolarmente efficiente e documentata, che ci fa scoprire l’appassionante storia di questo Palazzo tardo barocco. Poi si passa al Museo dedicato alle arti figurative, dove la sala più accattivante accoglie opere dedicate al Liberty. Visite utili ad arricchire i complementi della nostra penetrazione in Trondheim, anche se talvolta distratti dalla voglia di imbarcarci verso l’Isola dei Monaci, la “Munkholmen”, appena due chilometri dalla costa. Un’Isola dalle passate destinazioni più varie: Monastero benedettino, prigione, sede di uffici doganali. Non è questo che oggi interessa, quanto piuttosto il paesaggio incontaminato, il suo verde silenzioso che ci invita a trascorrere un paio di ore come abbandonati all’imprevedibile di poi. Soltanto Antonia non sa resistere, tant’è che riparte per lo spettacolare Ringve Museum, il museo nazionale della musica e dei suoi strumenti, posto all’interno di un affascinante giardino botanico.
Le ultime ore del pomeriggio sono dedicate a rimettere in ordine i nostri bagagli, a completare l’elenco dei souvenir, ad avvertire le famiglie che ormai stiamo per riprendere la via del ritorno. Passioni di nostalgia e di attesa si incrociano vicendevolmente, almeno fino a quando si sosta per una sbrigativa cena all’aperto, prima di dedicare l’ultima manciata di minuti a una lenta passeggiata lungo il corso centrale, dove Sandra, Vanna e Pina vorrebbero, invano perché già chiuso, consumare una coppa di gelato in un rinomato bar, con targa italiana. Si rientra dunque in Hotel, dopo aver ben inquadrato la facile accessibilità alla stazione, dalla quale partiremo in treno l’indomani mattina.

9 agosto

E’ giorno di sabato e la notte, anche in Norvegia, è presa dall’euforia dei numerosi gruppi di giovani in festa, che impegnano i vari locali, dove il consumare abbondante fa parte di un rito generalmente autorizzato. Il clima è ottimo, quasi riscaldato, fino a indurci di lasciare aperte le ampie finestre, attraverso le quali ci confondiamo con il fragore rumoroso di una notte indeterminata.
Il treno parte alle 9.50 e ci conduce attraverso un paesaggio dove hanno la meglio prati verdi e boschi infittiti di abeti. C’è chi sonnecchia, chi ripassa le tappe trascorse, chi si documenta sul percorso della prossima tappa: Roros, dove si giunge alle 12.20.
Una piccola città storica, un villaggio composto da due eleganti viali dove, come drogati da una magica atmosfera, si raggiungono i capisaldi di un percorso che ci conduce all’interno del suo nucleo storico, composto da 80 edifici protetti, costruiti interamente in legno. Il Museo rievoca le tradizionali lavorazioni del rame, mentre la contemporaneità è affidata a raffinati ed eleganti centri di ritrovo, anch’essi incaricati di testimoniare l’autenticità di questo stupefacente villaggio, che meritava di essere visitato e che noi possiamo dire di averlo visitato!
Mentre siamo intenti a curiosare uno speciale bazar, allestito in stile natural –bohemien, io e Maria Teresa ci salutiamo con un ritmico “cu-cu”, senza però immaginare minimamente come lei ignorasse che quello stesso “cu-cu” era stato usato dal nostro Presidente “Berlusca” per salutare la Presidente tedesca, Signora Merkel… e quando si commenta il fatto e le riferisco l’antefatto (che, appunto, ignorava), si scoppia in una interminabile e fragorosa risata, alimentata dalle lacrime del Damis e dalla simpatica partecipazione di tutte le altre compagne, naturalmente di viaggio.
Nel pomeriggio si torna in stazione diretti a Oslo, attraversando ancora paesaggi incontaminati, costeggiando il lago di Hamar e raggiungendo la capitale intorno alle 20.00. Si acquistano alcuni panini per la cena e si rientra al familiare Residence, dove io, Sandra, Paola e Damis ci intratteniamo nella piccola cucina di servizio, per salutare anche così questa accogliente città.

10 agosto

Anche i programmi che profondono fascino e fantasia sono destinati a conciliarsi con un tempo che passa e se ne va. Lo so che è un peccato, ma è semplicemente così! E anche questa volta non ci resta che farcene una sobria ragione.
Non vi avevo ancora detto che gli orari per il rientro erano stati combinati in modo diversificato: partenza per tutti alle 11.30, con l’eccezione mia e di Sandra che si parte alle 14.00, in tempo dunque per un’ultima escursione in Oslo, finalizzata alla visita di un quartiere finora mancato: l’Aker Brygge. Un vecchio avamposto navale, oggi complesso commerciale all’avanguardia, totalmente pedonalizzato, attrezzato per un piacevole relax lungomare, dotato di accattivanti infrastrutture, mirate a rendere il quartiere insieme pregiato e popolarmente vissuto, specialmente all’aperto. Si visita, mentre si fanno gli ultimi acquisti, essenzialmente di carattere alimentare: creme di salmone, caviale e tipici prodotti norvegesi.
Il nostro aereo spazia in perfetto orario, diversamente da quello dei compagni già decollati, che incontriamo di nuovo (piacevolmente, almeno per noi) a Francoforte, in attesa del volo, in ritardo di oltre due ore. Ci sta anche questo, non disperiamo e non disperate, anche perché tutto il resto ha funzionato alla perfezione.
Carlo Oliva ci aiuterebbe, comunque, a riappropriarci della necessaria armonia, ricordandoci che:

“La curiosità dell’insolito,
la felicità della scoperta,
il semplice piacere della variazione
rispetto al quotidiano
non si perdono certo nelle
faticose traversie del viaggio.
Deve portarsele dietro chi viaggia,
traendole dalla sua cultura e dalla
consapevolezza dei suoi bisogni.
Il viaggio può essere faticoso
e difficile, ma è sempre comunque
un’occasione di confronto e, quindi,
di arricchimento”.

Ed è con questi piacevoli riferimenti alla curiosità e all’arricchimento che, ancora una volta, mi licenzio provvisoriamente da voi, consegnando alla indaffaratissima Sandra il compito di “perfezionare” queste “nostre” distrazioni, maturate volentieri per mettere in comune un’esperienza che, diversamente, potrebbe riassumersi come esclusivamente privata.
A Sandra, anche e soprattutto, il compito di ingentilire questi brani con i suoi componimenti poetici, che avete scoperto come siglati semplicemente S.L., ma assolutamente essenziali per rendere prezioso il percorso di un viaggio tranquillo ed aspro, insieme.
Silvia, questa volta, sta assumendo impegni particolari. Impegni che desidero non descrivere come semplicemente privati, anche se proprio a lei e a Claudio toccherà, meravigliosamente, la missione principale e decisiva.
Ma di Silvia ce n’è una sola, la mia, che non si tira indietro di fronte alla domanda di inquadrare l’ordine dell’intero sistema, naturalmente riuscendoci, ancora una volta, con perfetta e raffinata perfezione. Nessuna meraviglia, semmai un amoroso grazie!