Attuale paesaggio storico assai problematico.

Epoca di turbolenza antropologica: mutamenti, negoziazioni, necessità di ridefinizioni. Recente antropologia ci ha insegnato che la cultura non può essere un alibi per tracciare confini, intesi come linee nette e invalicabili, bensì un crocevia di storie, di idee, di sogni e di identità. Un senso del dove fortemente proiettato verso l’altrove.

Generazioni a confronto: non è facile essere vecchi, non è facile essere giovani.
Categorie non economicamente produttive. Siamo lontani dal De senectute  di Cicerone.
Società adultocratica e giovanilistica: genitore amico, obbrobrio pedagogico: ridurre a uguale ciò che per sua natura è diverso, è pericoloso.
È diverso cercare di non dimenticare il bambino che in noi o la capacità di sognare. È questione di autorevolezza, non tanto di autoritarismo. Così pure trasformare valori in oggetti acquistabili, es. festa della mamma.

Severino Saccardi scrive nella rivista: “sono i bambini che spiegano ai genitori che il loro compagno di banco che ha la pelle nera è simpatico e intelligente come gli altri e magari se ne innamorano anche. Qualcuno dirà che questo succedeva anche nel ’68. Certo. Ma questa è un’altra storia”.

Esperienza del 68 grande lezione di attivismo e di partecipazione politica, di innamoramenti, oggi lontani, politica autoreferenziale.
I giovani devono riprendere la parola.
I giovani e i bambini devono essere ascoltati.
“I grandi non capiscono mai niente da soli” importanza del loro punto di vista che non è mai come crediamo che sia.
I giovani e i bambini devono essere amati: l’amore è fatto di piccoli riconoscimenti e di straordinaria accoglienza, è una disposizione umana.
Importante la sezione monotematica a cura di Severino Saccardi dove si dà voce agli studenti del Liceo “Balducci” di Pontassieve: e si affrontano temi come la memoria, la politica, il  rapporto fra studio e lavoro, nuove tecnologie e sentimenti.

Ricordare Gustavo Zagrebelski Insegnare democrazia, riportato da La Repubblica Decalogo contro l’apatia politica.
È possibile raggiungere l’ideale affermato da Ganji di repubblica mondiale, il diritto di qualsiasi uomo a sviluppare le sue capacità creative?
Purtroppo la democrazia non partorisce se stessa, ma spesso apatia politica.

“La storia non insegna niente o si tende a non imparare niente dalla storia?”  scrive nella rivista Pedani.
L’importante è sapere, “ma il compito degli educatori non può fermarsi qui”.
Ma mi domando e domando: i giovani sono apocalittici? i giovani sono apatici, indifferenti, sono i “nuovi barbari”  come scrive Baricco?
Giovani senza cultura né storia?

Opinione pubblica ottusa e indifferente, modi di pensare e stili di vita che fanno pensare più al nichilismo che alla partecipazione (Libertà è partecipazione cantava un poeta dei nostri tempi).

Scuola pubblica compito primario formazione civile, la scuola deve investire in democrazia, scuotere, stimolare, promuovere ideali e utopie.
Deve formare  persone, individui e non masse, cives e non clientes.
Riscoperta dell’agorà, di una politica che non sia esercizio di potere o governo dell’esistente ma dialogo, dibattito, incontro di idee e di progetti.
È possibile insegnare che cosa è la democrazia, è più difficile insegnare ad essere democratici (sappiamo che non è la conoscenza della virtù a formare i virtuosi).
Ideali e virtù sono insegnabili?
Vera guida è la compartecipazione, la condivisione (Ganji) medesima etimologia del cum, la compassione: nel medesimo tempo è atteggiamento comprensivo Boccaccio “umana cosa è l’avere compassione degli afflitti”  ma anche sympàtheia.

Atteggiamento soccorrevole, agente sul piano del pensiero e sul piano dell’azione, insomma la pietas latina.
Questa è la strada per diventare cittadini del mondo.

La democrazia non promette nulla a nessuno, ma richiede molto a tutti” (Zagrebelsky).

Io sono una donna di scuola  e spesso scuolacentrica, quindi vedo come compito di tutti e non solo degli insegnanti di storia:

  • affermare la centralità dello studente, riconoscerne la dignità,
  • avere cura dell’originalità e senso dell’uguaglianza,
  • educare all’uso del pensiero convergente e divergente,
  • promuovere l’abitudine al dialogo (impegno e dialogo ha ricordato recentemente il Presidente della Repubblica),
  • avere autorevolezza e non autoritarismo,
  • avere rispetto di sé e rispetto degli altri.

Ma anche la storia dovrebbe affermarsi non più come insegnamento di fatti, ma costruzione della loro significazione.

Studenti-Attori capaci di dare senso  al proprio mondo non pedine dello scacchiere della storia.

Cives, con  forte senso dell’identità storica e culturale, ma che sanno allargare il proprio compasso dell’orizzonte.
Il legame identitario con la propria cultura dovrebbe diventare così forte, tanto da non aver più paura a metterlo in gioco.
Non erge barriere (visibile e invisibili), non costruisce moenia, ma cum munibus, costruisce rapporti e dialoghi, senza paure, né tolleranze, costruisce solidarietà, mettendo in comune i doni.

Coltivare il senso della storia e delle radici, perché come affermava Ernesto Balducci “il futuro ha un cuore antico”.