Una scuola di qualità per saperi di cittadinanza

Scuola non azienda ma comunità organizzata per investimenti a lungo termine.

Dimensione di qualità nuova: qualità formativa, istruttiva e organizzativa. Il sistema scuola per valutarsi dovrebbe considerare:

  1. saperi e apprendimenti,
  2. valori sociali, culturali e politici,
  3. organizzazione, ma in un’ottica di sistema, considerando senso e significato.

Momento teorico, prassico e riflessivo.
Come deve essere fatta l’analisi di qualità?

  1. dalla scuola sulla scuola,
  2. esige un’ottica di sistema e una carica di riflessività,
  3. occorre scegliere un modello che ne consideri la complessità,
  4. disporre di una serie di valutatori che siano al di fuori della scuola, ma intrecciati con i suoi processi e bisogni.

Un’autovalutazione compiuta e funzionale, ben orientata dell’operari scolastico, didattico e formativo, che è insieme ricchezza, complessità, interazione. Capace di formare a un‘etica della responsabilità. La pratica dell’autovalutazione provoca tensione pedagogica, se supera la routinerie, l’adempimento burocratico, se diventa:

  • risorsa per la progettazione spingendola nella direzione dell’integrazione e della sinergia,
  • sensibilizzazione di tutte le componenti, cambiamento della cultura interna, a piccoli passi, costruzione dal basso del processo incrementale, e  la più grande risorsa sono le persone,
  • elaborazione di un modello di identità.

Scuola dell’autonomia, scuola di progetti, riconsiderare il P.O.F.: non solo costruire progetti, ma elaborare significati in armonia con la cultura interna della scuola. Necessità di razionalizzazione e di unificazione, ricerca di nuove alleanza con enti e istituzioni, allora il progetto di miglioramento trova sinergie e si fa organico. Autonomia grande risorsa. Filosofia della qualità valoriale: metodologia del miglioramento incrementale, riflessività e lentezza. Valori (Momento teorico) devono diventare criteri in base ai quali si assumono scelte e decisioni (momento prassico). I valori hanno una funzione ermeneutica (aiutano a interpretare l’esistente) ed euristica (aiutano a procedere con la ricerca-azione). Scelte educative discendono dai valori dichiarati. Armonia fra scelte educative, scelte curricolari, scelte didattiche e organizzative.

La scuola deve diventare sempre più scuola di qualità, una scuola che produce pensiero e pensiero attivo, saperi capaci di distruggere stereotipi, saperi identitari di risoluzione dei problemi, saperi di democrazia, saperi attivi.

Ricerca di una comune via democratica per elaborare senso e significato nella complessità.

Politiche locali: centralità della scuola, investimento prioritario, in cultura in sapere in promozione e coesione sociale. Concetto di politica culturale integrata, enti che trovano convergenze per tessere una tela comune: ricchezza, senza sovrapposizioni, operare insieme e non solamente accanto.

Territorio: composto di tante entità: compagine plurale che deve avviarsi a diventare comunità.
Unità dinamica nello spazio e nel tempo: dove sempre proiettato verso un altrove.
Presenza di molte identità. Specialismi identitari che si uniscono alla ricerca del raggiungimento di obiettivi comuni.
Si tratta di un gioco politico, sottile e dialettico.
Si tratta di instaurare rapporti collaborativi in attesa di farsi comunità.
Si tratta di crescere tutti culturalmente.
Metafore dell’orchestra (F. Cambi): tensione permanente rivolta a un prodotto che va oltre l’atto esecutivo.
Comunità: insieme di persone unite tra loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni; società degli uomini, consorzio umano, società, gruppo, pluralità.
Comunanza di beni e di interessi: dal latino communitas derivato di communis, moenia cum munibus per indicare non moenia ma munibus inteso come beni comuni.
La dislocazione geografica accentua il permanere di una tradizione economica e culturale, aumenta le responsabilità della comunità nella gestione del territorio, promuove forme sempre più definite di concertazione e di dialogo sociale.
Le istituzioni scolastiche e formative sono centrali per lo sviluppo del territorio nella misura in cui concorrono con le altre.
Necessità forte di:

  • un coordinamento effettivo delle politiche educative con quelle sociali, sanitarie, culturali e sportive (costituzione di reti)
  • assuzione di un punto di vista di sistema
  • una piena valorizzazione di competenze e risorse per rendere effettivo il diritto all’istruzione
  • una reale integrazione e collaborazione di varie istituzioni.

Sistema formativo integrato: programmazione dell’offerta formativa in risposta ai reali bisogni della comunità secondo principi di

  • sussidiarietà,
  • differenziazione,
  • adeguatezza delle azioni formative possibili.

Necessità comune di avere una popolazione in grado di esercitare una cittadinanza attiva.
Valorizzare il ruolo di chi rileva e interpreta la domanda di formazione del territorio e ne individua le priorità è determinante.
Flessibilità dell’offerta.
Costruire uno strumento di programmazione, una sorta di carta culturale del territorio (esempio del Trentino): insieme dei processi formativi organizzati formali e non formali.
Una carta capace di accogliere le istanze che il territorio assume come prioritarie e tradurle in azioni formative.
Sviluppo di competenze chiave soprattutto per i soggetti più deboli.
Una pluralità di pratiche di istruzione e formazione è una ricchezza se è ben organizzata.
Ruolo centrale della scuola che lo esercita con diverse azioni:

  • riscoperta del senso sociale delle discipline (storia, geografia, scienze, ma anche matematica, ecc) attraverso un riesame del senso delle discipline: riscoprirne l’episteme, definire il loro aspetto interdisciplinare, collocarle dai profili specialistici alla formazione di base,
  • sperimentazione di una sorta di esplosione delle discipline capace di intercettare e rispondere alla domanda del territorio, cercando di avvicinare l’offerta alla domanda,
  • conoscenza delle competenze chiave richieste dall’Europa,
  • costruzione di curricoli in risposta alla domanda locale,
  • assunzione da parte delle scuole di una effettiva leadership culturale e istituzionale,
  • rendersi garante della continuità delle azioni,
  • adottare sempre di più un’organizzazione modulare più flessibile e più aperta a integrazioni e sviluppi, per costruire intrecci sempre più forti tra percorsi formali e non formali.
  • Reti attivazione (art. 7 del DPR 275/99) di Dipartimenti di aree disciplinari intesi come laboratori per la ricerca e la pratica curriculare (ricerca disciplinare, definizione dei piani di lavoro, formazione in servizio, progettazione delle innovazioni, documentazione e scambio).
  • Raccolta e valorizzazione delle esperienze delle scuole “Centri di memoria attiva delle pratiche formative”.
  • Progetti di sperimentazione di possibili innovazioni curriculari per ripensare la pratica disciplinare in funzione di un approccio laboratoriale in riferimento ai bisogni formativi.
  • Combattere e prevenire la dispersione.

Insomma la scuola, garante della leadership culturale della Carta, dovrebbe trasformarsi da un mondo di contenuti a un mondo di significati.
Educare alla cittadinanza attiva: consapevolezza, integrazione, habitus critico, responsabilità, cooperazione, solidarietà.
Necessità di investire in istruzione e formazione, per la nuova società della conoscenza come per altro ribadito e sollecitato nella rinnovata strategia di Lisbona e in occasione del Consiglio Europeo del marzo 2005, che precisa le Competenze chiave per l’apprendimento permanente.